“Veniva spesso, sapeva cosa succedeva lì”: testimone della coop Karibu incastra Soumahoro
Il deputato dell’alleanza Verdi-Sinistra Italiana Aboubakar Soumahoro ha promesso di “essere il primo a lottare e scioperare” al fianco dei lavoratori delle cooperative di accoglienza gestite da sua suocera e sua moglie, al centro di un’indagine della Procura per presunti pagamenti mancati o effettuati in nero ai dipendenti e per maltrattamenti degli ospiti di cui si occupava. Mentre oggi il sindacalista è atteso per un incontro nel pomeriggio con i leader Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli, che escludono una sua sospensione (“la magistratura indaga, la politica fa la politica”), al Corriere della Sera un operatore sociale della cooperativa Karibu, Youssef Kadmiri, lo incastra: “Lui veniva, lo vedevamo spesso. Portava da mangiare. Lui era a conoscenza di quello che accadeva lì dentro”. Soumahoro non è indagato nell’inchiesta della Guardia di Finanza, ma si è sempre detto estraneo alle dinamiche della cooperativa: in un’intervista a Repubblica sua moglie Liliane Murekatete e sua suocera Marie Therese Mukamitsindo – presidente di Karibu – hanno assicurato che lui non fosse al corrente di nulla e che si trattasse di un’indagine pretestuosa per “affossarlo”.
Kadmiri ha raccontato anche di essere stato pagato “due volte in due anni”, meno di quanto stabilito dagli accordi. “Ero operatore sociale – dice – traducevo i ragazzi che venivano dalla Libia, dall’Albania, dal Bangladesh, dal Marocco. Ma poi facevo anche manutenzione. Le guardia la notte. L’orario non era giusto. Tante volte ho chiesto il contratto, sempre scuse. E lo stipendio di 1000-1200 euro non arrivava. Dicevano ‘mi dispiace’. Ma io dovevo pagare l’affitto. Dopo 6 mesi ho avuto 3000 euro. Poi niente. Per un anno e mezzo. Poi solo altri 3000”. Marie Therese Mukamitsindo si è difesa accusando il governo di aver tardato nei versamenti alla sua cooperativa, motivo per cui non poteva pagare i dipendenti. Il testimone ha raccontato anche i presunti maltrattamenti sui minori che erano nella struttura: “Gli davano poco da mangiare e non gli davano il ‘poket money’ (la diaria di 35 euro che la legge assegna loro per le spese personali). Avevano sempre fame. Adesso sono in altre strutture, gli danno vestiti, li portano in ospedale se stanno male, hanno luce e acqua, non è come era lì. E tutti sapevano”.