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Come sono cambiati i sondaggi elettorali dal 4 marzo a oggi

Chi è salito e chi è sceso nei mesi successivi alle elezioni politiche

Le elezioni politiche del 4 marzo 2018 hanno segnato una svolta storica per il sistema politico italiano, ma nei mesi successivi al voto il quadro non ha affatto smesso di cambiare (qui gli ultimi sondaggi).

Il sito economico Money.it ha monitorato l’andamento dei sondaggi politici elettorali da marzo a novembre per individuare quali forze politiche hanno guadagnato consenso e quali ne hanno perso.

L’indagine ha preso in esame le rilevazioni condotte dall’istituto Swg. Il risultato è il grafico che vedete qua sopra.

Il partito che ha registrato la crescita maggiore, nel periodo di riferimento, è la Lega. “Non c’è stato soltanto il balzo dal 17 per cento al 30, ma anche quello precedente che ha portato la Lega dal 4 al 17 per cento. Un risultato straordinario che non ha eguali in tempi recenti nei paesi dell’Europa Occidentale” commenta Roberto D’Alimonte, politologo e tra i maggiori esperti di sistemi elettorali in Italia.

“Salvini al momento è vicino al suo massimo, ma la situazione è resa confusa da una Lega a due facce: Lega Nord e Lega per Salvini Premier. Il primo è il partito del Nord, mentre il secondo dovrebbe essere lo strumento per mettere radici al Sud. Salvini può guadagnare ancora qualcosa se riesce ad attecchire nel Meridione”.

Oltre al boom post-elezioni, la Lega ha fatto registrare la sua crescita più sostanziale dopo altri due appuntamenti elettorali (22 aprile, 10 giugno) che hanno visto trionfare il centrodestra (regionali e amministrative), e nel clue della crisi dei migranti (25 agosto, caso nave Diciotti).

Il Movimento Cinque Stelle ha ottenuto il 32,68 per cento alle elezioni del 4 marzo e registrato un exploit soprattutto al Sud, dove in alcuni seggi ha anche ottenuto la maggioranza assoluta.

Sorpassati nei sondaggi dalla Lega, i 5 Stelle comunque hanno registrato dei buoni picchi di crescita in concomitanza con l’abolizione dei vitalizi alla Camera (12 luglio) e l’approvazione del Def (27 settembre), che dà il via libera al reddito di cittadinanza. Guardando l’andamento dei sondaggi, i pentastellati hanno toccato l’apice il 23 marzo (35,2 per cento), per poi iniziare a scendere soprattutto inseguito all’accordo di governo con la Lega, poco gradito con l’elettorato più a sinistra.

“Il calo del M5S nella maggioranza di governo potrebbe essere un’occasione per il Pd per recuperare terreno, se solo avesse un’offerta credibile e i suoi rappresentanti non fossero impegnati a trastullarsi in liti interne congressuali”, spiega D’Alimonte.

Partito Democratico che è uscito da grande sconfitto alle elezioni (18,76 per cento) e in questi mesi incapace di invertire il trend negativo: nei sondaggi ha fatto registrare anche il minimo storico del 15,7% (1 ottobre).

In un centrodestra dove Salvini è sempre più leader, Fratelli d’Italia sembra essere riuscito a contenere la fuga di voti verso la Lega, passando dal 4,25 per cento del 4 marzo al 3,9 del sondaggio del 5 novembre. Giorgia Meloni può sempre contare su un discreto zoccolo duro di elettori.

Da parte sua Forza Italia, con il 14 per cento alle elezioni, ha ceduto lo scettro di primo partito al Carroccio. Il partito di Silvio Berlusconi ha fatto registrare il suo minimo del 6,9 per cento nel sondaggio del 3 settembre. Proprio in quel periodo la Lega volava grazie alle tensioni sui migranti della vicenda Diciotti.

Continua D’Alimonte: “Salvini non può fare a meno di Fratelli d’Italia e Forza Italia perché nel nostro paese tutti i sistemi elettorali incentivano la formazione di coalizioni prima del voto. Il centrodestra continuerà a esistere e Salvini dovrà fare qualche compromesso con i suoi alleati”.

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