Sindaci in rivolta dopo l’inchiesta aperta sulla prima cittadina di Crema: “Siamo tutti indagati”
I sindaci italiani sono in rivolta dopo la notizia che la sindaca di Crema Stefania Bonaldi è indagata perché un bambino si è schiacciato due dita delle mano in una porta tagliafuoco all’asilo. Il bimbo Non ha riportato danni permanenti, ma dovrà essere curato per tre mesi.
La sindaca ha ricevuto grande solidarietà dagli altri primi cittadini. “Insieme a Stefania siamo tutti indagati, se lo Stato non cambia regole ci costituiremo parte civile”, ha dichiarato il presidente dell’Anci e sindaco di Bari Antonio Decaro.
Solidarietà anche dal primo cittadino di Bergamo, Giorgio Gori, che ha dichiarato: “Così non è più possibile andare avanti. E se non è stato sufficiente un accorato appello al Governo e al Parlamento, sottoscritto da quasi 4 mila sindaci italiani, per attirare l’attenzione di chi può e deve prendere provvedimenti su quanto sta accadendo, vorrà dire che sfileremo con le nostre 8 mila fasce, costituendoci parte civica, nell’aula di tribunale dove la sindaca di Crema dovrà forse un giorno presentarsi per difendersi da questa accusa”.
“Da Gori a Nardella fino a Ricci, sto ricevendo grande solidarietà forse perché tutti sanno che potrebbe accadere anche a loro in qualsiasi momento”, ha raccontato la sindaca di Crema. “Mi ha chiamata Appendino, Sala mi ha detto che avrebbe parlato della necessità di una riforma con il presidente Mattarella, che è a Milano. Lo stesso presidente di Anci Decaro lo sta dicendo da tempo. Dobbiamo aprire una riflessione seria altrimenti non troveremo più candidati disposti a servire la propria comunità. Non c’è niente che dia più soddisfazione del mestiere di sindaco, ma è diventato troppo rischioso”.
Sindaca di Crema indagata, il caso
Bonaldi, intervistata da Repubblica, ieri ha detto di aver provato “di primo acchito un grande avvilimento” quando ha saputo dell’indagine. “Il rischio concreto è che un sindaco finisca per avere responsabilità oggettive per qualsiasi cosa accada nel suo Comune”, denuncia la sindaca. Nel merito, ritiene di “avere ampie motivazioni per contestare” quello che le viene addebitato.
“La Procura deduce che la sottoscritta, in concorso con altri, avrebbe omesso ’di dotare la porta tagliafuoco di qualsivoglia dispositivo idoneo ad evitare la chiusura automatica o da garantire la chiusura ed apertura manuale in sicurezza, contro il rischio di schiacciamento degli arti o di altre parti del corpo dei bambini ivi accolti”, ha spiegato la sindaca in consiglio comunale.
Bonaldi intende aprire un dibattito “in modo bipartisan a livello nazionale” sul tema delle responsabilità dei sindaci, ritenendo “urgente una modifica della legge” che le circoscriva. “È una battaglia di civiltà per continuare ad avere una classe dirigente che si metta al servizio senza una spada di Damocle sulla testa ogni giorno”.
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