Sindaci europei in prima linea: Clima, inclusione sociale e casa. Chi li ascolterà?
In occasione delle elezioni europee, i sindaci delle città europee lanciano un grido d’allarme: la crisi abitativa e le disuguaglianze sociali sono al centro delle loro preoccupazioni per il 2024. Una nuova indagine di Eurocities, rete che raccoglie oltre 200 delle maggiori città europee, rivela un panorama di sfide e priorità che non può più essere ignorato.
L’Eurocities Pulse Mayors Survey, pubblicata due settimane prima delle elezioni europee, ha coinvolto 92 sindaci di 28 paesi, tra cui sette italiani: Genova, Torino, Firenze, Roma, Bologna, Milano e Verona. Le risposte tracciano un quadro chiaro: il cambiamento climatico è in cima all’agenda politica, con il 70% dei sindaci che lo considera una delle tre priorità principali.
Nonostante una crescente resistenza al Green Deal europeo tra alcuni politici a livello europeo e nazionale, i sindaci non arretrano di un passo, certi del sostegno dei loro cittadini. Tuttavia, il 50% dei sindaci europei e il 90% di quelli italiani temono un contraccolpo da parte di alcune fasce della popolazione, sottolineando l’urgenza di una transizione che sia realmente giusta.
L’inflazione e il caro vita hanno colpito duramente nelle grandi citta’, spingendo i sindaci ad affrontare povertà e disuguaglianze con politiche mirate. La questione della casa è sempre più critica: i prezzi sono saliti vertiginosamente e la crisi degli alloggi è palpabile con l’aumento dei senzatetto. Fornire alloggi accessibili per lavoratori a basso e medio reddito è una sfida crescente. Non sorprende dunque che la lotta alle diseguaglianze e l’accesso alla casa siano le altre due principali priorità dei sindaci europei. Queste si legano alla priorità dell’azione climatica che, a differenza di alcuni politici nazionali, i sindaci non contrappongono ma piuttosto affrontano insieme alle priorità sociali.
Rispetto a queste priorità, i sindaci italiani si trovano tendenzialmente allineati, ponendo pero’ un’enfasi maggiore sulla mobilità sostenibile, sostenuta dai fondi del PNRR. Come sottolineano, la gestione dei fondi e dei cantieri, insieme alla trasformazione della mobilità, si rivelano sfide complesse, con un grande impegno per coinvolgere i cittadini in questa trasformazione e comunicarne i benefici.
Se le priorità sono chiare, le strategie e le risorse per raggiungerle lo sono meno. I sindaci ci ricordano quanto dipendono dagli altri, dovendo fare affidamento su finanziamenti centrali o dell’UE e sulla cooperazione con i governi nazionali. In Italia, i ripetuti tagli imposti dal governo centrale rendono questa alleanza sempre più fragile. Ma non sono solo i sindaci italiani a subire il governo centrale in questo processo di “orbanizzazione” del vecchio continente.
In tutta Europa, la mancanza di risorse e capacità amministrative è un problema comune: circa il 50% dei sindaci dichiara di non avere gli strumenti necessari per rispettare gli impegni climatici e soddisfare le esigenze abitative dei più vulnerabili. Un dato allarmante, che rischia di provocare un forte malcontento tra i cittadini che si aspettano azioni più incisive.
La capacità di affrontare le sfide è strettamente legata alla capacità fiscale, e i dati mostrano come molti sindaci europei abbiano visto la loro autonomia finanziaria ridotta dalla consolidamento fiscale imposta dai governi centrali. I problemi di bilancio sono in aumento, alimentati dall’inflazione e dai tassi d’interesse elevati, e rappresentano la terza sfida più grande del 2023. Per i sindaci italiani, la situazione è ancora più critica: il budget insufficiente è il principale ostacolo all’assunzione di nuovo personale e allo sviluppo delle competenze necessarie ad affrontare problemi spesso nuovi.
Anche se le priorità delle città e dell’UE sono spesso allineate, i finanziamenti e le politiche europee restano insufficienti e ostacolate dai governi nazionali. In questo senso, i sindaci chiedono in modo chiaro un budget europeo più ambizioso e che l’UE investa di più in cambiamento climatico, energia, mobilità sostenibile e accesso alla casa (in netta crescita rispetto all’anno scorso).
Le aspettative dei sindaci per la prossima Commissione Europea sono chiare: prime fra tutte troviamo maggiori investimenti nella mobilità urbana sostenibile come strumento di lotta al cambiamento climatico (55%), accesso a alloggi di qualità e a prezzi accessibili (54%) e una strategia a lungo termine per una collaborazione più stretta tra UE e città (49%) per affrontare sfide comuni. I sindaci italiani condividono queste priorità e chiedono anche più assistenza tecnica e lo sviluppo delle capacità amministrative.
Nonostante le città rappresentino il 75% della popolazione europea, i dati di Eurocities indicano che solo una minoranza dei sindaci ritiene che le istituzioni europee stiano facendo abbastanza per ascoltare le loro esigenze. Con l’ascesa dei partiti di estrema destra, che spesso hanno priorità contrastanti con quelle dei sindaci, è difficile immaginare un cambiamento di rotta significativo da parte della nuova Commissione Europea.
A dire il vero, la Commissione Europea uscente ha fatto dei passi avanti, come dimostrano ad esempio un seppur parziale riconoscimento delle città e dei territori nella determinazione e l’attuazione degli investimenti comunitari (fondi di coesione in primis) ma anche l’alleanza strategica con le città attraverso una missione comune a livello europeo per raggiungere 100 città a neutralità climatica entro il 2030. Tutto questo risulta oggi molto precario, ma i sindaci europei sono pronti a lottare. D’altronde, la stragrande maggioranza dei sindaci europei (9 su 10) è convinta di avere responsabilita’ e pieni diritti nel definire le politiche e contribure agli obiettivi europei.
È ormai chiaro che le istituzioni UE e i leader nazionali hanno spostato la loro attenzione verso le questioni geopolitiche e di difesa, così come competitività e industria, uniti nel segno di un’autonomia strategica da ritrovare. Tutte questioni importanti, che però non dovrebbero completamente offuscare l’agenda dei territori. Senza uno sviluppo territoriale bilanciato, senza il coinvolgimento dei cittadini nei processi di trasformazione dell’economia, senza una prospettiva per il miglioramento della qualità della vita, il progetto europeo rischia di perdersi.
Preoccupa che la politica di coesione, unica vera politica territoriale dell’UE che garantisce ossigeno agli investimenti locali, sia considerata a rischio da molti osservatori esperti. Il suo carattere redistributivo e per l’autoaffermazione dei territori rischia di essere snaturato, mentre la sua leva finanziaria indebolita. Al tempo stesso, preoccupa che il Green Deal europeo stia perdendo slancio e manchi di risorse necessarie proprio mentre bisognerebbe accellerare ed implementarlo, lasciando i territori da soli ad affrontare le conseguenze di una crisi climatica sempre più evidente. Infine, preoccupa vedere la spinta espansiva del Recovery Plan esaurirsi e le rigide regole fiscali ritornare, impattando a cascata tutti gli attori. Senza un’alleanza strategica e risorse ai territori, molte delle trasformazioni necessarie a migliorare la vita di milioni di cittadini e a salvaguarda l’ecosistema resteranno incompiute.
In questo scenario, è fondamentale rafforzare le reti tra sindaci, cittadini e associazionismo per far sentire la voce dei territori nel prossimo Parlamento Europeo. Portare le istanze dei sindaci nelle istituzioni significa rappresentare i problemi concreti dei cittadini. Tra la crescente rassegnazione e il voto di protesta, la politica dal basso può ancora offrire speranza e dare linfa vitale e ragione d’esistere al progetto europeo. Spetta a noi di Eurocities il ruolo di portavoce delle città a Bruxelles, ma tutti quanti possiamo impegnarci per dare voce ai territori esercitando il nostro diritto di voto.