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Il senatore Grassi lascia il M5s e passa alla Lega: è ufficiale. Il commento di Salvini e Di Maio

Immagine di copertina

Ugo Grassi lascia il Movimento Cinque Stelle e passa nel gruppo parlamentare della Lega: "I vertici pentastellati decidono in solitudine". La rabbia di Di Maio: "La Lega ci dica quanto costa un senatore al chilo"

Il senatore Grassi lascia il M5s e passa alla Lega: è ufficiale

Fino a ieri era solo un’indiscrezione, seppur confermata da molte fonti ufficiose, ma adesso è ufficiale: il senatore Ugo Grassi lascia il M5s passa alla Lega. A comunicarlo è lo stesso parlamentare, che nella mattina di oggi, giovedì 12 dicembre 2019, ha formalizzato l’addio al Movimento e il passaggio al gruppo parlamentare leghista. E non si sono fatte attendere le opposte reazioni di Matteo SalviniLuigi Di Maio.

Grassi ha scritto una lettera nella quale ha chiarito i motivi dietro la sua decisione di lasciare il Movimento Cinque Stelle e aderire alla Lega: “Il punto è che il mio dissenso non nasce da un mio cambiamento di opinioni – si legge nella missiva, diffusa dallo staff della Lega – bensì dalla determinazione dei vertici del M5s di guidare il Paese con la granitica convinzione di essere i depositari del vero e di poter assumere ogni decisione in totale solitudine. Gli effetti di questo modo di procedere sono così gravi ed evidenti (a chi vuol vedere), da non dover neppure essere esposti”.

“Basti l’esempio della gestione dell’ex Ilva – ha continuato Grassi – per dar conto dell’assenza di una programmazione nella gestione delle crisi”. Mentre per quanto riguarda il periodo relativo al primo governo di Giuseppe Conte, quello a trazione Lega-M5s, il senatore ha sottolineato di aver capito come molti suoi obiettivi politici fossero “condivisi dal partito partner di governo. Oggi, forte di una reciproca stima costruita nei mesi appena trascorsi, la Lega mi offre, a fronte di un evidente fallimento della mia iniziale esperienza, una seconda opportunità per raggiungere quegli obiettivi”.

La reazione di Salvini

Immediata la reazione di Matteo Salvini, che ha accolto con favore l’ingresso di Grassi tra le file della Lega, non risparmiando qualche stoccata agli avversari politici. “Diamo il benvenuto – ha dichiarato il senatore leghista – al senatore Grassi. Porte aperte per chi, con coerenza, competenza e serietà, ha idee positive per l’Italia e non è succube del Pd”.

“Su riforma ed efficienza della giustizia e rilancio delle università italiane, col senatore Grassi lavoreremo bene”, ha concluso Salvini, annunciando quindi quali sono i punti di contatto tra l’ormai ex parlamentare M5s e il suo nuovo gruppo.

La rabbia di Di Maio: “Ci dicano quanto costa un senatore al chilo”

Anche il capo politico del Movimento Cinque Stelle, Luigi Di Maio, ha commentato su Facebook a caldo la notizia del passaggio di Grassi alla Lega. Lanciando anche un messaggio agli altri parlamentari che, secondo le indiscrezioni di ieri (che parlavano di Francesco Urraro e Stefano Lucidi), sarebbero anch’essi con un piede sulla porta.

Se queste persone – ha precisato Di Maio – sentono il bisogno di continuare la loro carriera politica in un altro partito perché pensano che con il M5s non avranno abbastanza potere, o abbastanza possibilità di gestire il loro ruolo in maniera individualistica, allora passino alla Lega ma non raccontino balle ai cittadini. Dicano ai cittadini che il tema non è il Mes ma che gli hanno promesso qualcosa alle elezioni regionali, un seggio alle elezioni nazionali. Dicano quanto costa al chilo un senatore per la Lega. Perché il mercato delle vacche a cui stiamo assistendo è la solita dinamica dei voltagabbana degli ultimi 20 o 30 anni e che noi, come M5S, abbiamo sempre combattuto”.

Di Maio ha anche risposto alle critiche leghiste nei confronti dei pentastellati sulla tanto chiacchierata riforma del Mes: “Quando il Fondo salva-Stati è entrato nel nostro ordinamento – ha precisato – in Parlamento lo ha votato Berlusconi con la Meloni. Questi signori hanno iniziato il negoziato sul Mes e poi lo hanno ratificato. Se volevano accusare qualcuno di tradimento dovevano farlo verso qualcun altro”.

“Noi nel nostro programma – ha concluso Di Maio – non siamo mai stati d’accordo con il Mes”, ma “al governo non siamo arrivati da soli, durante la parte negoziale di questa riforma al governo c’era il M5s e la Lega. Se Salvini era contrario perché ha avallato il concetto di iniziare questo percorso di riforma?”.

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