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Seggio regionale fantasma in Sicilia, accolta la richiesta per il riconteggio delle schede dopo l’inchiesta di TPI

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È stata accolta la richiesta di Lidia Adorno, storica ex-consigliera comunale di Catania, di nominare un Ctu per il riconteggio delle schede in Sicilia. Una vicenda della quale noi di TPI ci siamo recentemente occupati, ascoltando le varie parti in causa. Ricapitoliamo l’accaduto. Alle elezioni regionali del 2022 in Sicilia molti seggi sono stati assegnati sul filo di lana. In particolare nel collegio elettorale di Catania, il Movimento Cinque Stelle ha conquistato due seggi. Il secondo inizialmente sembrava spettare a Lidia Adorno. A pochissimi voti di distanza si attestava Martina Ardizzone, anche lei ex-consigliera comunale grillina a Paternò.

La sfida in famiglia alla fine della tornata elettorale regionale sembrava vinta dalla catanese Adorno, ma i primi dati ufficiali ribaltavano quelli ufficiosi, perché “proprio a Paternò – ha spiegato una fonte a TPI – comparivano improvvisamente diversi voti in più per la Ardizzone”. E così alla fine è stato, visto che quest’ultima è stata eletta: 1849 voti validi contro i 1841 della concorrente Adorno.

Adorno a quel punto ha chiesto il ricorso, ottenendo l’accesso agli atti dei 58 comuni della provincia, per poter sommare i dati ufficiali delle 1126 sezioni elettorali. La richiesta della Adorno è infatti quella di fare una semplice addizione dai dati forniti dalle 1126 sezioni. “Ho proposto ricorso non perché voglia sedere io all’ARS a discapito di qualcun altro, ma perché credo nella democrazia e nelle sue sacre regole”, ha detto l’esclusa al nostro Carmine Gazzanni.

C’è da dire che il Tar si è già pronunciato riconoscendo la legittimità dell’elezione della Ardizzone. Ma qualcosa non tornerebbe tanto da spingere Adorno a rivolgersi al Consiglio di Giustizia Amministrativa (organo che in Sicilia ha le funzioni proprie del Consiglio di Stato, ndr). Secondo una somma algebrica fatta dalla Adorno con i suoi avvocati “io sono stata scelta da 1859 cittadini, e la mia collega da 1849. Il mio ricorso chiede soltanto questo: fate la somma, contate i voti, verificate, abbiate cura con scrupolo che sia comprovato senza ombra di dubbio chi democraticamente ha diritto di sedere a Palazzo d’Orleans. Magari abbiamo sbagliato noi a fare i conti, per quanto abbiamo ripetuto l’operazione mille volte, ci può stare. Non ci può stare invece che la democrazia, la libera scelta degli elettori, venga calpestata senza che ci sia certezza di come effettivamente abbiano scelto. Faccio tutt’ora enorme fatica a comprendere come l’ufficio elettorale abbia potuto proclamare un risultato che sia differente da quello delle singole sezioni, dunque chiedo solo di capire cosa sia successo, di fare un’addizione rapida per poter continuare a lavorare serena, sapendo che la democrazia in Italia non viene violata”.

Ardizzone ai nostri microfoni aveva commentato: “Se Lidia (Adorno, ndr) pensa ci siano degli errori, è giusto che abbia fatto ricorso anche in secondo grado al Consiglio di Giustizia Amministrativa per cui ora attendiamo la decisione. Da quanto ne so, il Tar è stato chiaro e non ha lasciato spiragli, ma vediamo. È ovvio che se dovesse aver ragione, lei ha tutto il diritto di subentrare al mio posto, su questo voglio essere chiara”.

Adorno ha chiesto quindi la nomina di un Ctu, che, senza oneri per la collettività ma a carico del ricorrente o del soccombente, dovrebbe eseguire una semplice somma aritmetica delle preferenze delle due candidate (una per Adorno e una per Ardizzone), estrapolando i dati dai verbali allegati al ricorso, senza dovere ripetere le operazioni elettorali, senza dovere aprire nessuna scheda.

Una richiesta che ora – dopo la nostra inchiesta – è stata accolta, come da ordinanza odierna del Consiglio di Giustizia Amministrativa della Regione Sicilia. Una nomina che, si spera, permetterà di fare definitivamente chiarezza sul caso.

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