Scuola, scontro sul rientro a colpi di ordinanze. I sindacati: “La didattica in presenza non è uno spot”
Mentre il Ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi insiste sulla linea del ritorno in classe a partire da domani, lunedì 10 gennaio, le Regioni aumentano il pressing e tornano a combattere la propria battaglia a colpi di ordinanze. A cominciare dalla Campania, la Regione che più di tutte le altre ha tenuto chiuse le aule durante la pandemia, che ha già emesso un’ordinanza per rinviare a fine mese la ripresa delle lezioni. La Sicilia, invece, ha rimesso mano al calendario e ha deciso di concedere altri tre gironi di vacanza.
Anche diversi sindaci, soprattutto nei piccoli centri, hanno deciso il rinvio con apposite ordinanze, sulla base dell’aumento esponenziale dei casi Covid causati dalla variante Omicron, che colpisce i giovani più delle precedenti. Ma non vi è una linea comune tra gli amministratori locali. Ognuno fa da sé: alcuni rinviano di qualche giorno la ripresa, altri di settimane. Il risultato è che in diversi centri, da Nord a Sud, tornerà la didattica a distanza, con il bene stare di presidi, organizzazioni sindacali e medici, che vedono il ritorno in presenza al 100% difficile da realizzare in mancanza di linee guida chiare sul comportamento da adottare quando ci sono casi di positività tra gli alunni.
Da parte sua il governo, con il decreto approvato sulla scuola approvato il 5 gennaio scorso, ha posto il “principio base della scuola in presenza” nonché “regole per l’uso della formazione a distanza”, in casi “specifici e mirati” per “un tempo preciso e situazioni precise”, come sottolineato dal ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. “Si tratta di un provvedimento equilibrato e ispirato al buonsenso, ha commentato.
Ma il presidente dell’associazione nazionale dei presidi, nel corso di un faccia a faccia con il ministro che si terrà domani, ribadirà le richieste già formulate nei giorni scorsi. “La scuola, in questo momento, sta svolgendo una funzione di supporto al sistema sanitario”, ha dichiarato Giannelli, chiedendo che “vengano fornite ai dirigenti scolastici indicazioni chiare e applicabili, per garantire una maggiore efficacia nella gestione dei casi che si stanno presentando. Sentiamo il dovere di essere molto chiari nei confronti di famiglie e studenti”.
L’incontro tecnico di ieri invece non ha convinto i sindacati. “La bozza di circolare applicativa predisposta e presentata dal ministero dell’Istruzione, altro non è che una semplice trasposizione dei contenuti del decreto legge governativo, che non scioglie le criticità e i numerosi dubbi segnalati dalle scuole e che nella sua insufficienza e farraginosità arriva anche troppo in ritardo rispetto alla ripresa del 10 gennaio”, ha evidenziato in una nota la Flc Cgil.
Il sindacato ha spiegato di aver chiesto “ancora una volta indicazioni chiare, certezza delle procedure e informazioni puntuali sui dati del contagio nelle scuole e sulle assenze per malattia. Dati che da tempo richiediamo ai rappresentanti del ministero senza ricevere alcuna risposta. Le scuole e i dirigenti non possono essere lasciati soli di fronte a questo momento così difficile, ma anche così prevedibile. Non si può fare della didattica in presenza un mero spot, non sostenuto da nessun intervento efficace come quello della fornitura di mascherine Ffp2 per tutti i lavoratori che abbiamo ancora una volta sollecitato durante l’incontro”.
Dubbi e perplessità sono stati avanzati anche da medici, esponenti di associazioni, dirigenti scolastici, ma non mancano gli esperti che sposano la linea della riapertura in presenza. Il Governo, in ogni caso, non ha in programma alcuna marcia indietro, e si dice pronto ad impugnare il provvedimento della Regione Campania. Domani Draghi risponderà alle domande dei giornalisti in una conferenza stampa sull’ultimo decreto Covid approvato dal Consiglio dei Ministri. Ma intanto la campanella sarà già suonata.