Dopo il Pd, c’è aria di scissione anche nel M5s. Grillini dissidenti pronti a lasciare Di Maio: il retroscena
Dopo il Pd, c’è aria di scissione anche nel M5s. Grillini dissidenti pronti a lasciare Di Maio: il retroscena
A pochi giorni dalla scissione nel Pd, con il nuovo partito Italia Viva, di Matteo Renzi, c’è aria di separazione anche nel M5s. A raccontare il retroscena è il quotidiano Il Messaggero, sulla base di una riunione top secret tra grillini dissidenti.
“Non le fa mica soltanto Renzi queste cose”, avrebbero detto alcuni deputati Cinque Stelle citati dal quotidiano romano. Un’operazione politica che vedrebbe alcuni fuoriusciti del M5s, in dissenso con Luigi Di Maio, creare un gruppo autonomo.
Tra i motivi della volontà di scissione nel M5s c’è il potere eccessivo di Di Maio, contestato per essere sia capo politico che ministro degli Esteri.
“Serve un gruppo che stabilizzi l’esecutivo, che compensi gli strattoni che certamente Renzi provocherà e Di Maio non ha più la fiducia di molti, quella che servirebbe invece in questa fase che si annuncia molto hard”, scrive il Messaggero, secondo cui una scelta del genere sarebbe a tutto vantaggio del Pd e degli equilibri tra le due forze di governo.
Malumori verso la figura di Di Maio anche per le nomine del governo Conte bis: il leader è stato accusato dai suoi di aver tenuto all’esecutivo solo i suoi fedelissimi.
Secondo il retroscena, l’accordo con il Pd di Nicola Zingaretti non sarebbe tra i motivi di malcontento dei dissidenti M5s che vogliono la scissione. La questione è legata piuttosto alla figura di Di Maio e alla sua preponderanza nel Movimento.
Ma chi sono i deputati pronti alla scissione dal Movimento 5 stelle? I nomi che circolano, secondo le prime indiscrezioni, sono Danilo Toninelli, i fedelissimi di Fico, Luigi Gallo e Giuseppe Brescia, e ancora Barbara Lezzi, Carla Ruocco, Massimo Misiti. Oltre ai grandi delusi che speravano in un posto nel governo Conte bis: Nicola Morra, Mattia Fantinati e Francesco D’Uva.
Paradossalmente, il gruppo sarebbe più in sintonia con i dem che con il M5s, e più in sintonia con i dem di quanto non lo sia il nuovo gruppo di Renzi.