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La scienza torni al centro del dibattito politico

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Giulio Maira, candidato Lista Civica Popolare.

“Perché in Italia, in campagna elettorale, non si parla di ricerca e di scienza? Serve un Made in Italy della ricerca". La lettera del professore Giulio Maira, candidato Lista Civica Popolare

“Perché in Italia, in campagna elettorale, non si parla di ricerca e di scienza?”. Quando alcuni giorni fa il conduttore di una noto talk show nazionale di cui ero ospite ha rivolto questa domanda ai suoi interlocutori, tutti candidati alle prossime elezioni politiche del 4 marzo (me compreso), la risposta più sincera e disarmante allo stesso tempo è stata: perché con la ricerca non si fanno gli slogan come con la sicurezza o l’immigrazione.

Come a dire, le cose serie, come scienza e ricerca, non rientrano nella schermaglia della campagna elettorale dove spesso si fa a gara a chi urla di più pur di ottenere un voto in più. Pensarla così, a mio modesto parere è un errore drammatico che da un lato denota la mancanza di una visione strategica per il futuro e dall’altro rischia di penalizzare l’Italia per ancora molto tempo a venire.

Si dirà: in un paese che ha difficoltà a trovare risorse sufficienti per l’aggiornamento degli ospedali o per mantenere, in certe Regioni, livelli accettabili di assistenza sanitaria, non è un lusso investire nella ricerca scientifica?

La realtà tuttavia è che i paesi nei quali si cresce economicamente investono in ricerrca, perché hanno capito che la produzione e la diffusione della cultura scientifica, purché di qualità, stimola la creatività, migliora la qualità di vita della società e può rendere molto sotto l’aspetto economico.

Un solo dato: una ricerca che portasse a una riduzione della mortalità per cancro di circa un quinto darebbe un ritorno economico di 10 trilioni di dollari. Era il sogno di Rita Levi Montalcini di quando fondò l’Ebri (European Brain Research Institute).

Seguiamo il suo sogno, coordiniamo le ricerche italiane, facciamo massa critica su progetti di eccellenza, facciamo squadra e poniamoci al mondo come un grande polo di ricerca. Come ci hanno insegnato tanti Paesei concorrenti, penso a Uk e Francia, che quando si tratta di portare a casa casa un risultato per il loro Paese mettono da parte ogni sorta di conflitto.

L’Italia può farcela. Una strada è già stata tracciata. E’ una strada già intrapresa con l’idea dello Human Technopole, che nascerà nello stesso luogo di un altro successo tutto nostrano: l’Expo del 2015.
Il centro HT, è stato immaginato per combattere il cancro e le malattie neurodegenetative (Alzheimer, Parkinson), nel giro di sei anni coinvolgerà oltre 1.500 ricercatori, costituendo un polo di altissimo prestigio che potrà diventare la punta di diamante della ricerca italiana.

Sarà anche un’occasione difficilmente ripetibile per puntare sulla ricerca italiana che, sia in Italia sia all’estero, in questi anni ha dato prova di grande vitalità e creatività, e per richiamare tanti giovani ricercatori costretti a espatriare per far fruttare il loro talento. Penso che HT sarà anche un polo di attrazione per i molti giovani, del Nord e del Sud, che aspirano a dedicarsi alla ricerca con programmi che ne valorizzino le straordinarie capacità.

Sarà in centri come Human Technopole che si giocheranno, sperando di vincerle, le sfide sul futuro delle nostre società.

E ancora: ben nove regioni italiane sono attualmente in gara per ospitare la Divertor Tokamak Test facility (DTT), il più grande polo digitale di ricerca sulla fusione nucleare. Esistono già tante grosse realtà scientifiche in Italia; mettiamole in rete, facciamo massa critica.

L’industria farmaceutica sta avendo una crescita del 16%, superando anche la Germania. Coinvolgiamo in questo progetto anche il mondo delle imprese e l’iniziativa privata.

Questo permetterà anche una minore dispersione all’estero di capitale umano su cui si sono investiti ingenti risorse, sia pubbliche che private, permetterà di mettere al lavoro l’ingegno dei nostri giovani, che assieme alle bellezze architettoniche delle nostre città, devono essere visti come la vera ricchezza dell’Italia.

La “ricerca” può rappresentare l’avvio di un circolo virtuoso che vede la brevettazione di nuovi prodotti, lo svolgimento della ricerca di base e la traslazione di questa nella ricerca clinica.

Eppure nessun partito, in questa breve campagna elettorale parla di ricerca; e la prestigiosa rivista Nature scrive che in Italia sembra che la scienza sia uscita dai discorsi elettorali. Noi dobbiamo riportare la Ricerca al centro dei nostri interessi, puntiamo sui cervelli dei nostri giovani, sul loro DNA, quello che nei secoli ha fatto bella l’Italia, non svendiamoli all’estero. E’ in loro che deve essere la forza della nostra crescita: esportiamo idee non cervelli.

Questo mese di impegno elettorale mi hanno fatto nascere un sogno, quello di fare della sanità e della ricerca un fiore all’occhiello dell’Italia, un ‘made in Italy’ della Sanità e della Ricerca, un made in Italy che va promosso nelle nostre ambasciate, facendone un prodotto di lusso del commercio con l’estero.

Puntiamo il nostro futuro su creatività e innovazione, sfruttando ciò che tutti ci riconoscono, l’intelligenza, la bellezza, l’ingegno. Siamo conosciuti nel mondo per la creatività e la fantasia. Aggiungiamoci un progetto serio e investimenti sicuri.

di Giulio Maira, candidato Lista Civica Popolare
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