Sandro Gozi (Italia Viva) a TPI: “Mes? Conte non credibile. La Francia coraggiosa riapre, ha un piano: l’Italia no”
Sandro Gozi: “Mes? Conte non credibile. La Francia ha un piano, l’Italia no”
Sandro Gozi è l’italiano più vicino a Macron. Già sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio durante il governo Renzi, Gozi, docente universitario, avvocato, e in precedenza diplomatico, oggi siede al Parlamento europeo come eurodeputato del gruppo Renew Europe/Alde, composto da 98 membri liberali ed europeisti, con gli italiani di Italia Viva (alle elezioni europee del maggio 2019 è stato candidato ed eletto in Francia con la lista del presidente Macron, En Marche, ndr). TPI lo ha intervistato in esclusiva.
Gozi, che differenza vede tra Macron e Conte in questa fase?
Macron sta mostrando molta leadership e lo sta facendo con umanità, umiltà e sobrietà. Non mi sembra che Conte comunichi con la stessa sobrietà e con la stessa calma. È vero che la Francia non è colpita come l’Italia, ma insieme alla Spagna è il paese più colpito dopo l’Italia.
Come sta reagendo la Francia all’emergenza Covid-19?
L’ultimo discorso di Macron alla nazione va nella direzione giusta: le restrizioni sono allungate, i progressi ci sono, gli ospedali tengono, in tre settimane la produzione delle mascherine si moltiplicherà per cinque, e sono stati raddoppiati i posti di rianimazione. Ciò detto, l’epidemia non è comunque sotto controllo, ma in Francia questo confinamento non riguarda tutti i settori economici come l’Italia. Il 56% delle aziende francesi lavorano. Se la sicurezza è garantita, le aziende lavorano e continueranno a lavorare. Questa è la principale differenza con l’Italia.
Come verrà gestita la Fase 2? Che differenza vede con l’Italia?
In Italia non sono stati dati segnali di uscita dal confinamento, inoltre gli aiuti economici sono meno forti. In Francia sono stati assegnati 340 miliardi di euro, e a questi si è aggiunto un piano specifico per settori che continueranno a soffrire, come turismo, ristorazione e cultura. Riapriranno le scuole e la maggioranza dei francesi torneranno a lavoro, con lavoro organizzato in maniera diversa, con turnazioni e precauzioni, ma si sta organizzando la ripresa quasi piena dell’attività economica, con differenze per settori economici e per categorie di persone, ad esempio l’età.
Come vede gestito il rapporto Italia-Unione europea?
L’Europa ha fatto già moltissimo: ha mobilitato 1.700 miliardi, 1.100 miliardi con la Bce, 240 miliardi con la Bei, come prestiti alle imprese, e 100 miliardi per la cassa integrazione con il Sure. Il primo gravissimo errore di Conte è stato dire: “Se l’Europa non fa tutto quello che abbiamo detto o chiesto, allora è la fine dell’Europa”. E il secondo errore è quello di non chiedere i fondi prestito del MES, anche con le nuove modalità. Un presidente del Consiglio non dovrebbe prendere posizioni di pancia influenzato dal M5S. È per quello che negozia sul Mes e poi dice di non volerlo utilizzare. Questa posizione danneggia l’Italia e la credibilità di Conte.
Recovery bond: sono la strada giusta?
Siamo noi di Renew Europe all’origine della proposta dei Recovery Bond. Non si tratta di Eurobond, quindi non significa mutualizzare il debito del passato, ovvero non si chiede al contribuente tedesco di pagare il debito italiano, ma si decide di stabilire obiettivi comuni di investimento ed emettere titoli per 500 miliardi. Sono convinto che troveremo l’accordo e l’Italia potrà contare su ulteriori risorse.
In un contesto così complesso che idea di Europa dobbiamo sostenere?
Un’Europa molto più sovrana, che prende capacità di controllo su una serie di temi che il Covid-19 ha dimostrato sfuggire alla capacità di controllo nazionale. L’Europa deve tornare ad essere attrattiva per far tornare imprese che hanno delocalizzato ad esempio in Cina, come molte società farmaceutiche. Le aziende lo hanno fatto perché in Europa non c’erano le condizioni ideali. Ma avere una nuova politica industriale europea significa anche questo.
L’Italia in questo ha da guadagnarci?
L’Italia ha solo da guadagnarci, proprio per questo bisogna fare molta attenzione a come il nostro Paese si presenta verso l’Europa. Ho visto un sondaggio che indica che quasi metà degli italiani sarebbe favorevole a uscire dall’Ue. Dopo una crisi come questa diventa importante riformare l’Ue anche da un punto di vista sanitario, puntando su investimenti comuni, su una politica a favore della sicurezza umana. Lotta al cambiamento climatico e sanità sono tutti temi che vanno posti in primo piano, e vanno tutti negli interessi degli italiani.
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