“L’Italia non può più essere il campo profughi dell’Europa”, la lettera di Salvini al Corriere della Sera
Il ministro dell'Interno scrive una lettera al quotidiano con la quale risponde a un editoriale del vicedirettore Antonio Polito e a chi critica la sua politica nei confronti dei migranti
Il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha scritto una lettera al Corriere della Sera in risposta a un editoriale del vice direttore del quotidiano Antonio Polito.
“L’Italia non è più un Paese colabrodo”, scrive il leader della Lega. “In un mese e mezzo sono sbarcate 3.716 persone, nello stesso periodo dell’anno scorso erano state 31.421. Eppure non mi basta: voglio invertire la rotta rispetto ai disastrosi anni del Pd”.
Salvini risponde così a chi lo accusa per la sua politica sui migranti al Viminale, proprio dopo che l’Italia è riuscita ad ottenere un aiuto da parte di altri paesi europei sull’emergenza migranti.
Qui TPI.it ha pubblicato in esclusiva la lettera privata del premier maltese al premier italiano Giuseppe Conte. “Si vanta pubblicamente che Malta e Francia accettano i “suoi” migranti, ma poi in Europa pochi lo ascoltano”, scrive Joseph Muscat. Leggi
Ecco cosa ha scritto invece Salvini nella lettera indirizzata al Corriere della Sera:
“Caro direttore,” – scrive Salvini – “prendo spunto dall’editoriale di ieri firmato da Antonio Polito per spiegare brevemente quanto abbiamo fatto e quello che vogliamo fare a proposito di immigrazione e non solo”.
L’Italia non può più essere il campo profughi dell’Europa, dice il vice premier: “Avrei preferito delle misure più severe fin da subito? Certo. Ma non dipendevano, come è noto, dal ministro dell’Interno. Di sicuro non siamo più un Paese colabrodo. L’ultimo risultato sono i cento immigrati che volevano arrivare in Sicilia e che Francia e Malta hanno accettato di accogliere. Non era mai successo. Eppure non mi basta: voglio invertire la rotta rispetto ai disastrosi anni del Pd”.
E Salvini spiega anche per punti come ha intenzione di “invertire la rotta” rispetto al governo che lo ha preceduto: “Le Commissioni territoriali (quelle che devono riconoscere o meno la protezione internazionale) hanno 250 funzionari in più. Entro fine anno ne arriveranno almeno altri 170. E useremo fondi europei per tagliare la burocrazia. Risultato: sarà più veloce identificare gli immigrati. Da una parte quelli che devono essere accolti, dall’altra i clandestini. Sempre a questo proposito, abbiamo emanato una direttiva per dare criteri più stringenti per la concessione della cosiddetta «protezione umanitaria». È una anomalia italiana. Sulle nostre coste si sono contati 650mila arrivi e ora si registrano oltre 130mila pratiche pendenti: vanno smaltite in fretta. Non solo. Entro l’anno saranno attivati i nuovi centri permanenti per i rimpatri, come scritto nel contratto di governo. L’obiettivo finale è averne almeno uno per regione”.
“L’obiettivo a medio termine è aumentare i rimpatri volontari assistiti, tanto che il 16 luglio sarà sottoscritto con la Commissione europea il primo progetto da 6 milioni. A breve ne seguiranno altri tre. Proprio per moltiplicare le espulsioni e bloccare le partenze (e quindi evitare i morti in mare) abbiamo un piano di aiuti. In particolare per la Libia. Nei prossimi mesi intendo incontrare i leader di tutti i Paesi del Nordafrica per avviare (o rinforzare) gli accordi bilaterali. E a Bruxelles abbiamo già sollevato il tema della revisione della missione internazionale Sophia, quella che si occupa della vigilanza del Mediterraneo. Non sono le solite chiacchiere: ci sarà una riunione ufficiale, il 18 luglio”.
Il leader della Lega ricorda anche il suo impegno nella lotta alla mafia: “Attenzione. – scrive Salvini – Il ministro dell’Interno non può e non deve occuparsi solo di immigrazione. Il mio principale obiettivo è la lotta senza quartiere alla grande criminalità organizzata. Per questo passerò il Ferragosto in Calabria, con il Comitato nazionale per l’ordine e la sicurezza pubblica.
Conclude rispondendo all’editoriale del vice direttore del Corriere della Sera così: “Per Polito, qualcuno si chiede «se c’è un pilota ai comandi». Dato che c’è una rotta chiara, mi pare proprio di sì. I cittadini, poi, giudich”eranno la qualità delle scelte”.