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Salvini dice che il reddito di cittadinanza genera disoccupazione, ma il problema sono certe offerte di lavoro

Immagine di copertina
Matteo Salvini. Credit: Tiziana FABI / AFP

Un ministro e vicepremier serio dovrebbe verificare quali condizioni propongono certi datori

Il reddito di cittadinanza va cambiato perché genera disoccupazione volontaria, parola di Matteo Salvini. Che il vicepremier e ministro dell’Interno non abbia mai nutrito grande simpatia per la misura non è poi una gran novità, ma finora aveva nascosto abbastanza bene la sua avversione semplicemente evitando di discutere in maniera approfondita del tema. Fallito il tentativo di mettere alle strette i 5 Stelle per convincerli ad andare al voto il più presto possibile sfiduciando il premier Conte, ora Salvini sta disperatamente cercando di proseguire con la sua incessante e ininterrotta campagna elettorale attaccando il provvedimento simbolo degli ex alleati di governo.

“Sarà doveroso verificare il reddito di cittadinanza. Ci arrivano centinaia di segnalazioni, molte delle quali a me personalmente, da parte di imprenditori che quest’anno non riescono ad assumere i lavoratori che avevano l’anno scorso”, ha dichiarato il ministro dell’Interno al Corriere della Sera. “Fanno fatica i ristoranti, fanno fatica in agricoltura, fanno fatica in moltissimi… Per carità, noi il reddito di cittadinanza lo abbiamo votato e speriamo che crei lavoro. Ma se lo toglie, bisognerà studiarlo”.

Insomma, secondo Salvini gli imprenditori che lamentano difficoltà nel reperire braccianti, camerieri, cuochi e chi più ne ha più ne metta avrebbero ragione e queste litanie andrebbero prese in considerazione. Degli attacchi degli imprenditori al reddito di cittadinanza le cronache sono piene tutti i giorni, ma che a porre forti dubbi sulla misura sia il vicepremier dell’esecutivo che ha portato all’approvazione il provvedimento è a dir poco stravagante. Esattamente come il sindaco di Gabicce Mare, Matteo Renzi e Maria Elena Boschi, anche il capo del Viminale crede alle lamentele degli imprenditori che non riescono a trovare lavoratori da impiegare in stagione, nei propri locali turistici o campi. Peccato che, come TPI aveva già spiegato e chiarito a suo tempo, la cose stiano in maniera decisamente differente.

Il reddito di cittadinanza sta spingendo molti lavoratori a non accettare determinati lavori? Indubbiamente sì, ma l’effetto di questo atteggiamento che Salvini e gli imprenditori scambiano per lazzaronismo non è dovuto alla mancanza di voglia di lavorare ma attiene più che altro a un grosso problema che la politica sembra ignorare. Soprattutto nel Sud Italia, prolifera il lavoro nero a condizione disumane. Nessun tipo di contratto, stipendi per impieghi full time di ogni tipo che ballano tra i 300 e i 500 euro mensili, riposi settimanali spesso inesistenti soprattutto in stagione, orari folli da 10-12 al giorno pagate 2 o 3 euro all’ora, questo è ciò che viene proposto nella maggioranza dei casi, condizioni che portano molti giovani e meno giovani a scappare dalle proprie terre natìe per andare all’estero, alla ricerca di opportunità professionali e di vita migliori. E come biasimarli?

Di storie e testimonianze TPI ne ha raccolte molte negli ultimi mesi, ma nonostante l’argomento venga ciclicamente approfondito da molti opinionisti e giornalisti con tanto di inchieste puntuali e accurate, continua a persistere l’idea che a causare questa sorta di sommossa contro gli imprenditori sia il reddito di cittadinanza che permette ai lavoratori di stare in panciolle rifiutando degne proposte di impiego. Peccato non sia così e un ministro e vicepremier serio dovrebbe verificare quali condizioni di lavoro propongono questi ristoratori e agricoltori lamentosi, non fermarsi a rilanciare le solite mezze verità che fanno gioco alla sua narrazione propagandistica.

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