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Home » Politica

“Aggredite da Lega e polizia”: la denuncia della ragazza messa alla gogna da Salvini su Facebook

Immagine di copertina

La ragazza messa alla gogna da Matteo Salvini si difende con un post su Facebook: “Aggressioni da Lega e polizia”

Gaja Ikeagwuana, la ragazza messa alla gogna da Salvini per le proteste a Siracusa dell’11 agosto, torna a prendere la parola con un post su Facebook del 13 agosto in cui insieme all’amica Giulia Martinez denuncia alcune aggressioni subite durante le proteste. Il messaggio è firmato a nome suo e di Giulia, quest’ultima sembrerebbe la vera autrice del post, a giudicare dall’utilizzo della terza persona in riferimento a Gaja. “Aggressione da parte di Lega e polizia a Siracusa”, questo il titolo del messaggio. Nel viene ricostruito ora per ora quel lungo pomeriggio di agosto.

Le due ragazze raccontano di essere state allontanate dalla protesta da alcuni agenti della Digos prima dell’inizio del discorso del leader del Carroccio: “A due ore dal comizio di Salvini insieme ad altri attivisti che portano dei cartelli veniamo fermate e scortate da un uomo della Digos. L’uomo -che precede una squadra di poliziotti in divisa- pretende di ‘accompagnarci’ ad una ‘manifestazione organizzata’ che non esiste. Ci porta vicino ad un luogo dove noi dovremmo incontrare altri attivisti, non a caso non lontano dalla guardia di finanza”.

Inizia un primo confronto con gli agenti: Gaja e gli altri attivisti rivendicano il loro diritto di protestare e riescono a  raggiungere il comizio: “Ricordiamo all’uomo che come cittadine e cittadini abbiamo il diritto di manifestare il nostro dissenso con ogni mezzo di diffusione- art. 21 della Costituzione. Riusciamo ad allontanarci dai poliziotti col pretesto di scrivere un articolo per la scuola per riportare le parole di Salvini”, scrivono.

Il racconto di Giulia e Gaja

Arrivate al comizio in piazza le ragazze raggiungono la prima fila: “Mostriamo i cartelli: ‘Resistiamo Umani’ e- ricordiamo la dichiarazione di Salvini sui ‘pieni poteri’- ‘Salvini fascista- historia docet’, ‘Olocausto Mediterraneo’ e un altro con scritte tutte le leggi che il decreto sicurezza bis viola”, raccontano.

A questo punto Giulia denuncia delle prime aggressioni: “Subito un militante leghista mi spinge indietro, in un crescendo di insulti e aggressioni verso di noi da destra, sinistra, dietro e avanti oltre la balaustra dove stanno poliziotti e team della lega”.

Anche Gaja viene fermata, come dichiarano nel post: “Un uomo della Digos stacca a una a una le dita dalla balaustra; le danno della ‘quasi cittadina’ perché è nera, nonostante sia a tutti gli effetti cittadina italiana; ci danno delle fasciste, ma noi dialoghiamo, citiamo a memoria l’art. 21 della Costituzione sulla libera espressione, ricordiamo il discorso del Bivacco del 1922 in cui Mussolini chiedeva ‘i pieni poteri’ e rilasciamo interviste”.

La denuncia delle aggressioni

Prosegue il racconto: “Strappano il mio cartello in tre persone, uno della Digos lo sequestra e da dietro stracciano anche quello sulle leggi. La nostra è resistenza passiva: saremmo state ferme coi cartelli se non ci avessero aggredito e non abbiamo mai mosso violenza. NESSUNO DEVE RIBALTARE LE RESPONSABILITÀ E DIFFONDERE CALUNNIE SU DI NOI: SIAMO CITTADINE CHE HANNO ESPRESSO IL PROPRIO DISSENSO IN MODO PACIFICO E SONO STATE PER QUESTO AGGREDITE. Una poliziotta strappa il cartello a Gaja e un militante le stringe il polso per ‘difendere sua moglie’- Gaja si alza sulla balaustra: ‘non mi muoverò da qui finché non mi ridanno il cartello e il diritto di manifestare’. L’ uomo della Digos che ci aveva scortate entra nel nostro spazio insieme a una squadra della Celere in tenuta anti-sommossa e fa indietreggiare i manifestanti. Ho paura di ricevere colpi e sono debole per le aggressioni, arretro in quarta, quinta fila”.

Qui inizia il momento della diretta video già raccontata da TPI in un articolo del 13 agosto. Gaja canta “bella ciao” con il pugno alzato, i suoi compagni la sostengono, mentre i leghisti venuti a sentire il comizio la fischiano: “Solo quando i giornalisti si mettono tra noi e la polizia leggo con Gaja testi su vittime della Resistenza del 42, carceri della Libia e Cpr in Italia nel 2019. In breve alcuni poliziotti agitano i manganelli, mi sento mancare e mi stendo a terra; mi soccorrono manifestanti e una donna del pronto soccorso. mi vengono diagnosticati i sintomi dello stato di presincope. Gaja si sdraia, chiede a tutte e tutti di sedersi per evitare eventuali cariche, ma quelli della Celere manganellano da sotto lo scudo. Quanto a me una volta in ospedale mi lasciano da sola in corridoio per un’ora mentre continuo a piangere e a ripetere consapevolmente che Salvini non dovrebbe parlare perché ha violato la Costituzione e vite umane; ripeto che voglio essere libera, che resisteremo”.

Il trattamento in ospedale

Giulia denuncia anche il trattamento subito in ospedale: “Mi portano in un’altra stanza dove un infermiere che si dichiara ‘convinto prosalviniano’ dopo aver sentito il mio racconto- sottolineo la scarsa professionalità di un infermiere che non è tenuto a dare opinioni politiche nello svolgimento del suo lavoro- mi porta un liquido senza dirmi che si tratta di un calmante- devo chiedere io stessa se sia un calmante per poi rifiutarlo. Subito dopo nella stanza sono di nuovo da sola prima che arrivi una nuova paziente. La medica che mi visita mi parla di attacco di panico dovuto a un mio stato di agitazione; le dico che bisogna tener conto del contesto in cui mi trovavo. Sul referto non c’è scritto che ho subito aggressioni; nessuno lo ha riconosciuto formalmente”.

Segue la descrizione del trattamento in ospedale subito da Gaja: “All’una di notte vengo dimessa- intanto Gaja, nonostante abbia ripetuto ad un’infermiera che ha subito l’aggressione insieme a me e abbia avuto in sala d’attesa un attacco di panico, non è stata mai ammessa nella stanza né le è stato prestato soccorso. Questa è la fine del resoconto e anche uno dei mille inizi per dimostrare che questi atteggiamenti di leghisti e poliziotti sono fascisti in quanto oppressivi e discriminatori e stanno minando le basi della democrazia e della nostra costituzione antifascista”.

L’attacco a Salvini nel post di denuncia delle aggressioni della ragazza messa alla gogna

Il messaggio si conclude con un ultimo duro attacco al vice-premier Matteo Salvini: “La nostra testimonianza vuole allarmare cittadine e cittadini:uniamoci contro ogni tipo di fascismo, mostriamo come uno stato con Salvini premier sarebbe violento, oppressivo, autoritario, classista, sessista e razzista. Basta leggere gli insulti inammissibili che Gaja ha ricevuto sulla pagina FB di Salvini- resistiamo perché la violenza aumenterà e ripetiamo: “Viviamo, siamo partigiane e partigiani e resisteremo umani”. Firmato: “Giulia e Gaja”.

Gaja stando alle informazioni presenti sul suo profilo ha frequentato il liceo classico Carducci di Milano, ed è attiva all’interno del collettivo studentesco “Collettivo Carducci”. Salvini aveva attaccato la protesta di Siracusa dell’11 agosto con un post su Facebook accompagnato da un video in cui la ragazza appariva a più riprese cantando al canzone dei partigiani.  Questo il testo del post del vice-premier leghista: “Pugno alzato, “Bella Ciao” e “Salvini vaffanculo”. Anche a Siracusa i democratici ed educati amici dei porti aperti non mancavano…Bacioni per tutti!”. Sotto al messaggio dopo pochi minuti dalla pubblicazione si sono moltiplicati gli insulti contro la ragazza: diversi utenti l’hanno offesa per il suo aspetto fisico, per la sua adesione alla simbologia comunista e per il colore della pelle. A quelle offese le due ragazza hanno deciso di rispondere con un messaggio di denuncia.

Salvini mette alla gogna la ragazza che cantava “Bella Ciao” a Siracusa
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