Salvini rischia un processo per la foto con le poliziotte
La foto pubblicata dal ministro dell’Interno Matteo Salvini su Twitter nella quale appare attorniato da poliziotte e, sotto, la comandante della Sea Watch 3 Carola Rackete è diventata un caso.
“Io sto con le donne che difendono la legge, la vita e i confini, non con le delinquenti”, scrive Salvini a corredo dell’immagine.
Una foto utilizzata dal vicepremier leghista per attaccare nuovamente la capitana tedesca della nave della ong tornata libera dopo quattro giorni di arresti domiciliari.
Ora quello scatto è diventato oggetto di un’interrogazione parlamentare, e può costare al ministro un processo.
Il Partito Democratico ha annunciato che per quella foto di Salvini insieme alle donne in divisa chiederà infatti spiegazioni al governo.
“Le agenti di polizia che si sono fatte fotografare in maniera del tutto legittima con il ministro sapevano che la loro foto sarebbe poi diventata una card di propaganda politica?”, scrive l’esponente del Pd Carmelo Miceli.
“Sapevano che sarebbero state utilizzate dalla macchina propagandistica della Lega per fare polemica politica? Sapevano che sarebbero diventate testimonial di un leader di partito? In assenza di specifica autorizzazione, potrebbe configurarsi ipotesi di reato. Stiamo predisponendo un’interrogazione parlamentare su questa vergogna”.
Per il parlamentare dem Miceli la polizia “non è la guardia personale di Salvini, non è una forza a uso e consumo politico di chi si sta dimostrando il più inadeguato ministro dell’Interno della storia italiana”.
“Utilizzare per fini politici la fotografia di operatori di Polizia, come fa il ministro Salvini sui social, già di per sé fa sorgere la domanda, che noi svolgeremo in una interrogazione parlamentare, se le stesse poliziotte abbiamo dato autorizzazione all’utilizzo della loro immagine”, scrive su Facebook il deputato dem Emanuele Fiano.
“Ma in più – aggiunge – questa immagine serve a dividere come al solito il mondo in amici/nemici. È una tecnica vecchia, vecchissima. Scatenare il consenso sul nemico individuato. Scatenare l’odio. Scatenare la violenza”.
L’esponente del Pd spiega che “ieri la procuratrice di Agrigento ha ricevuto insulti e minacce di morte. Ci sarà un legame con la campagna d’odio via web di questi giorni? Lei ha l’unica colpa di aver svolto il proprio lavoro con disciplina e onore, e di avere, sembrerebbe, opinione diversa dal potere che è al governo, circa l’applicazione di una legge e l’individuazione di ipotesi di reato. È quello che succede nei sistemi illiberali, quelli che piacciono a Putin e Orban, maestri di Salvini. In questo Paese stanno saltando giorno per giorno la separazione dei poteri, l’interdipendenza del nostro ordinamento da quello internazionale, la difesa dei diritti universali. Noi non ci staremo mai”.