Salvini vuole incontrare Liliana Segre e la senatrice dice sì
Il leghista: "Lei mi può insegnare qualcosa, Balotelli no: le chiederò di vederci". Segre: "Va bene, io non odio"
Prove di pace fra Matteo Salvini e Liliana Segre. Dopo le polemiche sulla Commissione contro l’odio proposta dalla senatrice a vita, il leader della Lega si dice pronto a un incontro chiarificatore. E Segre risponde affermativamente.
“Le commissioni etiche le lascio all’Unione Sovietica. Ma Liliana Segre è una persona che merita tutto il mio rispetto e le chiederò quanto prima un incontro”, ha spiegato Salvini in un’intervista pubblicata oggi, martedì 5 novembre, sul Corriere della Sera.
Immediata la replica della senatrice a vita sopravvissuta all’Olocausto, a margine di un evento a Milano: “Lo vedrò, certo. Se lui mi vuole incontrare, perché no?”.
Nei giorni scorsi ha fatto molto discutere l’astensione di Lega e Fratelli d’Italia nel voto sulla proposta di Segre di istituire una Commissione parlamentare contro l’odio, il razzismo e l’antisemitismo.
“Se ci si fosse limitati all’antisemitismo non avrei avuto problemi”, spiega Salvini. “Chi nega l’Olocausto va curato da uno bravo bravo. Ma sul fatto di mettere in mano a una commissione partitica il giudizio di cosa è razzismo ho qualche dubbio. Sull’antisemitismo nessun problema: vanno curati sia quelli che vanno in giro con la svastica sia quelli con falce e martello”.
“Di sicuro Liliana Segre può insegnarmi qualcosa, Balotelli no”, osserva il leader leghista con riferimento a un altro fronte polemico, quello sui cori razzisti contro il calciatore del Brescia durante una partita a Verona.
“Se devo incontrare qualcuno penso a Liliana Segre”, aggiunge poi Salvini. E a distanza arriva l’ok si Segre: “Se io non odio, perché non dovrei aprire la porta?”.
La senatrice si dice ottimista sulla Commissione contro l’odio: “Si farà e saranno tutti a partecipare”, è sicura. “Voglio pensare che le coscienze e le anime di chi ha votato in un certo senso contro astenendosi, non siano tutte insensibili, ma che si siano adattate a quegli ordini politici”.