Salvini al bivio: se la Lega va male alle comunali rischia grosso. Zaia e Fedriga in pole per la successione
“A Salvini ormai non rimane che fare buon viso a cattivo gioco”: così, con una battuta, le truppe leghiste spiegano in transatlantico cosa sta accadendo nella Lega. Ieri oltre la metà dei deputati del Carroccio era assente in aula alla votazione del secondo decreto sulla certificazione verde: il sì è infatti stato accordato solo da 69 leghisti su 132 in totale. Cercando tra i tabulati della votazione, risultano in missione e quindi assenti ‘giustificati’ 12 leghisti, mentre sono 51 i deputati che non hanno partecipato al voto. Il giorno prima, al Senato, invece le assenze erano al 40 per cento. A Salvini, per l’appunto, non resta che fare buon viso a cattivo gioco.
Lega spaccata? Manco per idea secondo il Capitano: “I parlamentari sono liberi di esserci o non esserci. Ognuno è libero di agire secondo coscienza, siamo in democrazia e non in un regime”. Peccato però che uno dei nuovi leader leghisti più quotati, Massimiliano Fedriga, governatore del Friuli Venezia Giulia, aveva appena affermato che “non c’è spazio per i no-vax nella Lega”. Insomma, il capitano leghista (ormai quasi “ex” capitano verrebbe da dire) tenta disperatamente di gettare acqua sul fuoco ma sa benissimo che la situazione (e assieme a questa il partito) potrebbe sfuggirgli di mano da un momento all’altro.
Tanto che le divisioni interne ormai riguardano persino gli staff dei vari leader, a cominciare da quelli di Salvini e Giorgetti: le diversità di vedute sui modi di impostare il lavoro sono ormai all’ordine del giorno. Insomma, al di là delle smentite di rito e delle photo opportunity ad uso e consumo della stampa per far vedere che tutto è tranquillo (a proposito: si starebbe pensando ad un “colpo ad effetto” prima del voto) la tensione tra l’ala governista e nordista (quella attualmente vincente) rappresentata dal ministro vicino a Mario Draghi, e quella populista incarnata dal leader del Movimento Matteo Salvini è palpabile.
E anche se Giorgetti continua a ripetere che «con Salvini andiamo d’amore e d’accordo», di certo Salvini è finito sotto schiaffo; dapprima sul green pass e poi a causa delle uscite dei “suoi” governatori di Veneto e Friuli. “Rischiamo di passare per quelli delle battaglie perse” spiega ora un big leghista abitualmente sempre molto abbottonato, scontento per i troppi no di Matteo Salvini che improvvisamente poi nell’aula parlamentare diventano sempre dei sì. “Nella Lega serve un congresso perché ormai c’è un problema di strategia politica”, aggiunge.
Il capitano è poco “lucido”, ha perso il “tocco magico”, si sente dire. Tutte cose che pensano in molti ma finora nessuno ha il coraggio di dire apertamente, perché Salvini seppure indebolito dalle polemiche rimane ancora saldo al vertice del partito. La deadline però non è molto lontana: è fissata per le prossime comunali. Se le cose non dovessero andare per il verso giusto, all’interno del corpaccione della Lega sono in molti a scommettere che in tanti usciranno allo scoperto e per Salvini si farà veramente dura.
I risultati che verranno tenuti d’occhio saranno essenzialmente due: quello che farà il candidato scelto dal leader del Carroccio a Milano e il risultato che otterrà Giorgia Meloni con Fratelli d’Italia. Se ci dovesse essere il “sorpasso”, certificato stavolta non dai sondaggi ma dal risultato delle urne, sarà impossibile per Salvini fare finta di niente. D’altra parte c’è già chi si sta scaldando in panchina: Zaia e Fedriga su tutti.
E Giorgetti? Lui, spiega chi lo conosce bene, gioca un’altra partita e non è interessato a prendere il posto del “capitano”: preferirebbe molto di più fare il capo del governo per tenere in piedi la legislatura se Draghi dovesse salire al Quirinale.