Salvini e quei follower sospetti su Facebook: uno su 5 ha nome straniero e non risponde ai messaggi
Sul processo di Catania gli utenti social appoggiano in massa Matteo Salvini. Come mai? Chiedetelo a Cvetanka, anziana signora abitante di Ocrida, nella Macedonia del Nord. Oppure al timido Hellal, ragazzo indiano con solo 11 amici su Facebook ma un grande interesse per la difesa dei confini italiani. E perché non chiedere a Lankoande cosa ne pensi dell’immigrazione dall’Africa, proprio lui che viene dalla Costa d’Avorio?
Durante i giorni che hanno preceduto il countdown terminato il 3 ottobre con la manifestazione di Catania – lanciata proprio dalla pagina di Matteo Salvini, il cui gruppo di comunicazione ad oggi viene ritenuto il dream team della politica 2.0 – è stato evidente l’aumento delle interazioni a sostegno del leader della Lega, tanto da registrare un sospettoso +9% sull’engagement medio della pagina (fonte CrowdTangle) nella settimana del 20-29 settembre rispetto alle tre settimane precedenti.
Sospettoso sì, perché a guardar bene (e a pensar male) tra i numerosi fan di Matteo sono tanti coloro che riportano un nome e cognome straniero. Sia chiaro, è legittimo sostenere che un leader affermato come Salvini abbia dei follower anche fuori dal Bel Paese anche se l’ex vicepremier in questi anni ha fatto del “Prima gli italiani” un vero e proprio cavallo di battaglia.
C’è anche da dire che un nome e un cognome straniero non significano per forza un passaporto estero (chi ha scritto questo articolo ha cognome e origini persiane), eppure ciò che non convince per nulla è la percentuale di questi nomi e cognomi esotici, che risulta essere in questi giorni circa del 20%. Uno su cinque. Troppo per non destare qualche sospetto.
Difficile dire perché la tailandese Dorny o la signora Светлана (quest’ultima iscrittasi a Facebook il 24 settembre di quest’anno, una foto di un orso con un solo like e nessun post visibile) si stiano preoccupando tanto per Matteo Salvini e per il suo processo. A meno che non si cominci a pensar male, appunto.
Fakepoli: il mercato di troll, bot, account e pagine usate
Comprare follower non è mai stato così facile. Se per Gesù di Nazareth è stata un’impresa trovarne dodici, 2020 anni dopo la sua nascita si possono comprare con meno di trenta euro un migliaia di “like” o di “mi piace”. Chiunque sappia fare una ricerca su Google può farlo facilmente.
Sono numerose nel mondo le troll farm specializzate nel creare account finti e numerose inchieste giornalistiche internazionali hanno dimostrato come le grandi potenze, Cina e Russia in prima linea, in passato abbiano schierato migliaia di account non riconducibili a persone esistenti per condizionare il dibattito (ed eventualmente il voto) nelle nazioni avversarie.
Non solo la geopolitica è interessata al fenomeno: a comprare follower sono star, politici nazionali e sportivi. All’inizio si comprava al buio ma oggi si possono selezionare i propri follower fake per sesso, età e anche nazionalità. Gli strumenti online per snidare gli account finti ci sono ma non sempre riescono ad individuare i cosiddetti fake, anche perché gli account falsi sono solo la punta di un’iceberg fatto di mercati di pagine e profili “usati” che rendono molto difficile, persino ai complessi algoritmi dei social network, la loro individuazione ed eliminazione.
Cento sfumature linguistiche di “Processate anche me”
Ed è proprio l’esistenza di Fakepoli che fa sollevare qualche dubbio. Il sospetto che qualcuno legato a Salvini aiuti i post con una spintarella c’è da un po’, tanto che la rivista Rolling Stones a giugno di quest’anno ha provato a contattare i follower sospetti, non ricevendo alcuna risposta. Mettono like e sono fan, ma non parlano. Né in italiano né nella loro lingua d’origine.
Partendo da qualche indizio preliminare, ho provato a raccogliere i dati di tre post su Facebook relativi all’ormai celeberrimo Countodown del processo a Catania e ho analizzato un campione della lista dei “Fan più Attivi” del Capitano (un badge assegnato dallo stesso social network che premia i più fedeli).
Con un campione statisticamente significativo di oltre 3mila follower (raccolto nei primi sessanta minuti di pubblicazione dei post) e un’analisi fatta contatto per contatto è emerso che al 28 settembre i Fan più attivi con nome e cognome stranieri erano il 20,38% mentre i tre post in newsfeed presi in analisi collezionavano un impressionante 23,68%, 20,01% e 18,1% di utenti apparentemente non italiani. Uno su cinque in media.
Sia chiaro e va ribadito: che Salvini abbia fan non italiani (o italiani con nome straniero) resta un dato incontrovertibile, Tony Iwobi è un esempio lampante. Ma che gli utenti con nome e cognome straniero siano forse troppi, questo chiunque può verificarlo guardando i like.
La Lega è accusata dai suoi avversari di fomentare le tensioni interculturali promuovendo una narrativa che pone l’Italia prima di tutto, con tutta la buona volontà del mondo è davvero difficile pensare che sia così amato sul serio. A pensar male a volte ci si azzecca, ma oltre al sospetto purtroppo per oggi non si può andare. La crescita dei fan sui social, inversamente proporzionale a quella nei sondaggi, è inarrestabile e la Bestia, la macchina organizzativa della presenza online di Salvini, è elogiata persino dai suoi avversari per la sua efficienza.
Eppure qualcosa, dietro a quei numeri, continua a non tornare. I casi sono due: o la difesa dei confini italiani è un argomento di portata internazionale (e ci vuole molta fantasia per pensarlo) o forse qualcuno, forse in passato, ha comprato follower a basso prezzo. Basta andare a scavare su un qualsiasi post di Salvini per convincersi in merito.
Per fugare ogni dubbio ho infine provato a chiederlo direttamente alla signora Cvetanka e alla signora Светлана (anche se onestamente non ho idea di come si pronunci) e neanche io questa volta sono riuscito ad avere risposta. Chi lo sa, magari invierò loro una mia foto con il rosario e un caffè in mano. Pare funzioni bene, non solo con gli italiani evidentemente.
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