L’Italia del Capitano
Salvini Europee Elezioni | Vittoria Lega | Ecco la nuova Italia del Capitano
Salvini Europee – La Lega trionfa. E l’Italia ha il suo Capitano. Dal 17 per cento dello scorso 4 marzo la forza leghista ha raddoppiato i suoi voti (al 34 per cento) in queste Elezioni Europee, diventando il primo partito italiano e stravolgendo ulteriormente la mappa geopolitica italiana: da giallo verde a prevalentemente verde, con un giallo molto sbiadito qui e là.
Un risultato che spiana definitivamente il campo al ministro dell’Interno come leader unico, di nome e di fatto, del centrodestra in Italia. Berlusconi cala ancora mentre il risultato di Giorgia Meloni dimostra che Fratelli d’Italia non è ancora una forza nazionale come credeva di essere. E tuttavia, nonostante tutto questo, il centrodestra unito si attesta ben al di sopra del 45 per cento.
Salvini Europee – C’è nuova, “nuova Italia”, dopo quella emersa con le ultime politiche e che aveva visto tramontare i partiti tradizionalisti in favore dei cosiddetti populisti. Nell’imminente futuro questo si traduce in un ribaltamento dell’equilibrio di potere tra M5S e Lega. Aprendo la strada a Salvini su tre forni distinti, come ha scritto Luca Telese su TPI: un governo di centrodestra (ora “l’alternativa al governo giallo verde” c’è), un governo Salvini-Meloni, o un governo M5S-Lega nella permanenza dello status quo.
Il leader leghista, oggi al 34 per cento – dato ben supportato dai sondaggi degli ultimi mesi – dice che intende andare avanti e lavorare sodo. Ma è evidente che ha un potere come mai ne ha avuto nella sua carriera politica. E ora deve capire cosa vuol fare da grande, posto che con il M5S non può governare ancora a lungo se non a colpi di ultimatum. Del resto, è dagli uomini più vicini a Salvini che in queste ultime settimane sono arrivate le frecciatine più dure al governo, e anche alla presidenza del Consiglio. Gli stessi che questa notte si sono tolti più di una qualche soddisfazione nel vedere i propri alleati di governo cadere così in basso.
Salvini Europee – La nuova Italia del Capitano impone, però, anche una più seria e profonda riflessione sul ruolo che le opposizioni hanno attribuito a Salvini in questi mesi. “L’uomo cattivo, l’uomo nero al comando, il nuovo fascista che imprime terrore e alimenta l’odio”: tutto ciò non aiuta a comprendere, ed eventualmente a combattere, il disegno politico di Salvini. Lo alimenta a sua volta. La Lega, il partito più antico d’Italia, è anche il più strutturato. Radicato sul territorio e capace di capitalizzare quanto seminato negli ultimi anni.
E a ben vedere, al di là dei toni e del linguaggio salvinian-leghista (tutto da rivedere, beninteso), il partito del vicepremier è riuscito a intercettare i sentimenti di un popolo profondamente diverso rispetto a come lo era cinque anni fa, facendo clamorosamente “sue” alcune periferie cruciali sul territorio italiano.
Quello che Di Maio e i suoi non sono riusciti a fare, al netto delle misure approvate e dei cavalli di battaglia grillini. Nelle elezioni europee più importanti degli ultimi vent’anni, significative tanto per l’Italia quanto per l’Europa stessa, l’altro dato schiacciante è infatti la sconfitta sonora del M5S. Di Maio, che non commenta i dati finché non saranno reali, si complimenta con Salvini. Ma è l’ammissione di una batosta che parla chiaro: lo scorso 4 marzo i grillini erano al 32 per cento. Oggi si ritrovano a un risicato 18. Uno scarto di 14 punti in meno, una decrescita di più di 1 punto al mese da quando il M5S è salito al governo il 1 giugno 2018.
Non va meglio a Zingaretti (qui il suo discorso), che con il suo 22 per cento porta il Pd a +5 punti dalle ultime politiche (23 per cento) superando i grillini: troppo poco per un’alternativa seria che si candidi a governare il paese, a meno 10 dalla Lega ed esattamente a metà dal centrodestra unito. Numeri che, a meno di un clamoroso ripensamento della politica d’opposizione e di una rinvigorita campagna elettorale (finora molto silenziosa e blanda), andrà scemando e non incrementando. Specie in assenza di una strategia chiara in tema di alleanze sul piano nazionale.
Anche perché se il centrosinistra non compie una scelta, qualunque essa sia, rischia di fare la fine proprio di Di Maio: auto-siluratosi per 12 mesi al governo con i leghisti, vero e proprio sparring partner di Salvini, tentando di camuffare una sinistra finto-moderata che in realtà non è. Troppo. Anche per il Reddito di Cittadinanza, che in questi mesi non ha sortito gli effetti desiderati sul suo elettorato, né simbolicamente né finanziariamente, come ha dimostrato questo articolo a cura di Charlotte Matteini per TPI.
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