Salvini pensa ai soldi, l’elemosiniere del Papa agli uomini: ecco la differenza tra uno sciacallo e un eroe
Salvini elemosiniere del Papa – Alla fine è dovuto intervenire l’elemosiniere del Papa per ribadire l’ovvio: i poveri si aiutano, non si spingono al di là del confine della socialità, lasciandoli ai margini di una società che sembra diventata ancora più carnivora di quello che già era.
E così il Cardinale Krajewski, per tutti “don Corrado”, alla fine si è preso la briga di togliere i sigilli al contatore della luce che aveva lasciato senza luce e senza acqua calda un palazzo occupato in via santa Croce in Gerusalemme a Roma, un palazzo che contiene 500 persone, di cui 100 bambini, con una malata che non poteva nemmeno accedere all’ossigeno e con anziani che sono rimasti a lume di candela.
No, non è politica quella di don Corrado. Non questa politica che ha ormai emarginato i fragili come peso sociale di cui disfarsi il più presto possibile ed è normale che dopo i negri sarebbero stati i poveri (per di più italiani) a rimetterci secondo quello schema per cui “prima vennero a prendere gli ebrei” etc etc.
E fa ancora più ridere che il ministro dell’Interno se la prenda per un gesto che, come dice don Corrado, non c’entra nulla con la politica: “Bisognava aiutarli, prima di parlare di soldi” dice don Corrado, e viene in mente quando abbiamo deciso che la povertà, l’indigenza, il bisogno siano spariti così improvvisamente dall’agenda politica come se l’umanità, il restare umano non fosse il fondamento stesso di una politica tesa al bene comune.
No, no, qui si invocano le regole da usare come manganelli e mica per niente Salvini ci tiene a dire del debito a 5 zeri accumulato da un palazzo che, come molti altri in giro per le nostre città, è diventato il bidone dell’umido dove raccogliere tutto il percolato sparso in giro.
Lui, don Corrado, che di professione fa l’elemosiniere per conto del Papa, abbozza un sorriso e risponde sornione che pagherà le bollette e se ha bisogno pagherà anche quelle di Salvini, ripetendo che la questione non è politica ma umanitaria. Umanitaria, appunto.
Di un’umanità che ha bisogno di un prete che si prenda la responsabilità di togliere i sigilli, perché la dignità di cittadinanza non appartiene più a questo Paese da tempo immemore e perché la povertà è il vero spauracchio di questo secolo.
Come mi era già capitato di scrivere i cenciosi ci fanno paura perché ci ricordano da un parte quello che siamo stati nelle generazioni precedenti e dall’altra ci ricordano che la vita, con tutti i suoi incidenti, ci mette il tempo di un soffio a metterti fuori gioco senza darti più la possibilità di rientrare nel giro della dignità.
Come al solito aiutare i bisognosi diventa un atto addirittura rivoluzionario, mentre il ministro dell’inferno forse dimentica che i suoi amici di Casapound, abusivi anche loro, hanno un debito di ben sei zeri con il comune di Roma.
Ma quelli no, quelli non li tocca. Forte con i deboli ma debole con i forti. Come sono i vigliacchi.