Il governo litiga sulle province. Salvini: “I Cinque stelle si mettano d’accordo con se stessi”, Di Maio: “No al poltronificio”
“Se Luigi Di Maio mi spiega chi sistema le scuole e le strade andiamo d’amore e d’accordo. Poi i Cinque Stelle si mettano d’accordo con se stessi, perché altri viceministri dei 5 Stelle stanno lavorando per dare forza alle province”. Sono le parole di Salvini, che interviene sulla questione, l’ultima delle tante, che sta spaccando la maggioranza: le province.
Matteo Salvini e la Lega vorrebbero tornare a un’elezione diretta delle province. “Quelle 2.500 poltrone in più con il MoVimento 5 Stelle non passano. No ad altri serbatoi clientelari, no ad altra burocrazia. Bisogna semplificare le cose, non complicarle!”, ha scritto invece il vicepremier Luigi Di Maio.
Quella sulle province “è un’ennesima situazione in cui i 5 Stelle devono decidere tra sì no e forse”, ha aggiunto Salvini.
Al tavolo tecnico-politico per la riforma delle Province stanno lavorando il sottosegretario leghista Stefano Candiani e dalla viceministra M5s Laura Castelli.
Salvini, a 5 anni dalla riforma del 2014, vorrebbe che si tornasse a eleggere i presidenti delle province e i consiglieri, direttamente da parte dei cittadini. Le province sono utili perché garantiscono servizi importanti per i cittadini, sostiene il ministro dell’Interno.
Al momento le 92 province e le 15 Città metropolitane sono governate da presidenti eletti dai sindaci e non dal popolo.
Si tratta dell’ennesimo teatro di scontro tra i due alleati di governo.