Caso Gregoretti, Giulia Bongiorno: “Salvini non spinga per il sì al processo”
Mercoledì 12 febbraio in Senato il voto sull'autorizzazione a procedere nei confronti del leader della Lega, dopo il sì della Giunta delle immunità del 20 gennaio. Ma l'avvocato leghista frena l'impeto di Salvini, che vuole farsi processare
Caso Gregoretti, mercoledì voto al Senato su Salvini: l’appello di Giulia Bongiorno
Si avvicina il giorno del voto del Senato sull’autorizzazione a procedere nei confronti di Matteo Salvini per il caso Gregoretti, la nave della Marina militare rimasta bloccata l’estate scorsa per quattro giorni al largo del Mediterraneo con a bordo 116 migranti, per ordine dell’allora ministro dell’Interno leghista.
Mercoledì 12 febbraio 2020, infatti, il Senato deciderà se concedere o meno l’autorizzazione a procedere al tribunale dei ministri di Catania, dopo il voto favorevole al processo della Giunta delle immunità di Palazzo Madama, arrivato il 20 gennaio scorso. In quell’occasione Salvini – nel pieno della campagna elettorale per le elezioni regionali in Emilia-Romagna e Calabria – aveva chiesto ai suoi di votare a favore del processo. E alla fine così era andata, con il paradosso della contemporanea astensione delle forze di maggioranza, M5s e Pd.
Ma stavolta la situazione è diversa e sono in tanti nella Lega a pensare che un voto favorevole anche in Senato sarebbe un autogol per Salvini. Oltre che un rischio, visto che equivarrebbe a una sorta di ammissione di responsabilità. Tra coloro che spingono affinché il leader della Lega non chieda ai suoi di votare a favore del processo c’è anche Giulia Bongiorno, avvocato e parlamentare leghista.
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Bongiorno – ex ministro del governo gialloverde – ha sintetizzato così la sua opinione: “Io spero davvero che Matteo Salvini decida di non avallare la linea dell’autorizzazione a procedere nei suoi confronti. Il Senato deve verificare se ha agito nell’interesse pubblico. E quel che vale oggi per Salvini tutelerà in futuro chi svolge questa funzione”.
“Salvini – ha continuato Bongiorno – non ha commesso alcun reato: rallentare lo sbarco in attesa della redistribuzione dei migranti non è sequestro di persona. Ma la legge prevede che il Senato sia giudice su un tema cruciale. E cioè, se il ministro abbia agito nell’interesse pubblico. E il Senato su questo aspetto fondamentale è l’unico giudice altrimenti da domani sarà la magistratura a stabilire se un atto politico è di interesse pubblico”.
“Ribadirò a Salvini – ha concluso l’avvocato – che deve essere orgoglioso di quello che ha fatto e capisco che lui voglia dimostrare che non scappa dal processo. Ma deve tutelare il dovere del ministro di difendere i confini. Resto convinta dell’insussistenza del sequestro di persona. Non significa che si tratterà di un processo che si risolverà in breve né è possibile prevederne l’esito”.
E per quanto riguarda i tempi dell’eventuale processo, Bongiorno non ha dubbi: “I tempi potrebbero essere lunghissimi e c’è il problema di restare bloccati per anni, ostaggi del processo”.
Secondo quanto ricostruisce oggi Repubblica, Salvini sembra orientato ad ascoltare i consigli di Bongiorno. La strategia della Lega, dunque, sarà quella dell’uscita dei propri senatori dall’Aula nel momento del voto. I leghisti, però, parteciperanno alla discussione, che inizierà intorno alle 9.30 con la relazione di Erika Stefani.