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Home » Politica

Non è vero che è colpa del Rosatellum se ora non c’è un governo in Italia

Immagine di copertina
Credit: Christian Minelli/NurPhoto/Afp

La legge elettorale Rosatellum bis è stata accusata di non permettere a chi vince le elezioni di avere tanti seggi in Parlamento quanti ne servirebbero per avere la maggioranza. Ma non è così. Ecco perché

Il primo commento arrivato subito dopo che i risultati elettorali iniziavano a delinearsi è uno: se non ci sono i numeri per governare è colpa del Rosatellum. O ancora, “Renzi e Berlusconi hanno fatto questa riforma elettorale per impedire al Movimento 5 stelle di governare”.

La nuova legge elettorale con cui siamo andati alle urne nel 2018 per la prima volta, il Rosatellum bis, era stata approvata nel corso del 2017 dopo che la Consulta aveva bocciato, all’inizio dell’anno, parte dell’Italicum, la legge precedentemente in vigore.

Il Rosatellum bis è un sistema elettorale misto: alla Camera 231 seggi sono assegnati con il sistema maggioritario in altrettanti collegi uninominali (nei quali, quindi, viene eletto esclusivamente il candidato più votato), 386 invece con il sistema proporzionale.

Questa legge, prevedendo la possibilità di coalizzarsi e fare alleanze tra partiti, nella teoria avrebbe dovuto favorire il centrosinistra e il centrodestra se si fossero presentati uniti nei collegi uninominali, e danneggiare il Movimento Cinque Stelle.

La realtà dei fatti è stata diversa: il Movimento Cinque Stelle ha comunque ottenuto 221 seggi alla Camera (solo 40 in meno del centrodestra e oltre 100 in più del centrosinistra) e 112 al Senato (poco meno di 20 del centrodestra unito e ben 57 in più del centrosinistra).

Youtrend, società di ricerca, ha mostrato come con gli attuali voti, qualunque sistema elettorale si fosse utilizzato, non ci sarebbe stata una maggioranza per governare.

Questo è dovuto al fatto che l’Italia, con l’entrata sulla scena del Movimento Cinque Stelle, è ormai lontana dal bipolarismo del passato, e di conseguenza, con un sistema tripolare è più difficile che uno dei tre poli sia sufficientemente forte da poter governare da solo.

Youtrend ha simulato i diversi scenari che si sarebbero potuti creare in Italia se si fosse votato con altre leggi elettorali, prendendo come modello sia proporzionali che maggioritari.

Fermi restando i voti presi da ciascun partito, si è provato a usare i diversi modi per trasformare quei voti in seggi e in particolare la simulazione è stata fatta a partire dal sistema tedesco, dal sistema spagnolo, da quello greco e quello francese, e anche con altre leggi elettorali italiane del passato come il Mattarellum, il Porcellum e infine l’Italicum (la legge elettorale bocciata dalla Consulta prima ancora di essere utilizzata).

Ecco una descrizione degli scenari (per le simulazioni grafiche si rimanda al sito di Youtrend):

Sistema tedesco (proporzionale con soglia al 5 per cento e attribuzione dei seggi su base regionale): in questo caso la soglia di sbarramento del 5 per cento avrebbe tagliato fuori tutti i partiti tranne M5S, Lega, Forza Italia e PD.

Esito: nessuno avrebbe ottenuto la maggioranza e ci sarebbe stato bisogno dell’alleanza di tutti i partiti tranne il M5s o del M5s e un altro partito.

Sistema spagnolo (proporzionale alla Camera e maggioritario al Senato con seggi assegnati provincia per provincia). Sette partiti sarebbero entrati in parlamento.

Esito: non ci sarebbe stata la maggioranza neanche in questo caso.

Sistema greco (proporzionale rinforzato, con soglia di sbarramento al 3 per cento). Con questo sistema cinquanta seggi sono assegnati come premio di maggioranza (o premio di governabilità) al partito che a livello nazionale ottiene più voti.

Gli altri 250 seggi sono assegnati con il sistema proporzionale tra i partiti che superano il 3 per cento delle preferenze.

In questo caso il Movimento Cinque Stelle, con il suo 32 per cento di voti e il premio, non sarebbe comunque stato in grado di arrivare alla maggioranza.

Esito: 290 seggi al Movimento Cinque stelle ma nessuna maggioranza.

Sistema britannico (maggioritario puro):  Se i seggi fossero assegnati tutti con il maggioritario puro in stile britannico, in collegi uninominali dove vince il seggio il candidato che ha anche un solo voto più degli altri, il centrodestra, con il suo 37 per cento, avrebbe 160 seggi al Senato e 301 alla Camera.

Esito: il centrodestra avrebbe una maggioranza al Senato ma nessuna maggioranza alla Camera.

Se si fosse votato con le leggi elettorali italiane del passato, l’esito sarebbe stato simile.

“Dopo averle letteralmente provate tutte, possiamo affermare che non è a causa del Rosatellum se nel Parlamento attuale non c’è una maggioranza”, spiega infine Youtrend. “Se nessuna delle forze politiche riesce ad ottenere abbastanza voti, prendersela col sistema elettorale è piuttosto privo di senso”, conclude.

Insomma, è chiaro che a meno che non si trovino alleanze, governare così è impossibile. Ma nel concreto, quali passaggi ci aspettano adesso? Quand’è che avremo un nuovo governo?

Alla luce della distribuzione dei seggi alla Camera e al Senato, si aprono dunque diverse possibilità, tutte di complessa realizzazione, per la formazione di un nuovo esecutivo. Ecco le più plausibili.  E quanto è verosimile un governo Di Maio? TPI lo spiega qui.

Leggi anche: Quanto è verosimile un governo Di Maio?

Leggi anche: Risultati elezioni 2018: quali sono tutti i governi possibili ora

Leggi anche: La nuova Italia uscita dalle elezioni del 4 marzo

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