La Riforma della Giustizia di Bonafede: cosa prevede il testo che divide Lega e Cinque Stelle
Velocizzazione del processo penale, semplificazione del rito civile e riforma del Csm
Riforma della Giustizia: cosa prevede la bozza di testo
La Riforma della Giustizia proposta dal ministro Alfonso Bonafede divide Movimento Cinque Stelle e Lega. La bozza del testo è finita sul tavolo del Consiglio dei ministri nel pomeriggio di mercoledì 31 luglio, ma la riunione è stata interrotta quasi subito perché i nodi da sciogliere sono ancora troppi. Il Cdm è poi durato oltre 9 ore, con non pochi scontri.
Poco prima della seduta del Cdm, il vicepremier leghista Matteo Salvini ha bocciato via social la riforma: “È acqua. Serve altro, serve più coraggio: bisogna dimezzare i tempi dei processi”, ha detto in una diretta Facebook.
È una “riforma epocale, una riforma che sanziona i magistrati che perdono tempo e che riduce drasticamente i tempi dei processi civili e penali rilanciando investimenti e crescita”, gli ha risposto a distanza il vicepremier M5S Luigi Di Maio, anche lui tramite Facebook. “Basta indagati a vita, chi sbaglia paga e subito. Basta aspettare anni prima di essere risarciti. Basta con le spartizioni di potere al Csm. Mi auguro nessuno pensi di bloccarla, sarebbe un grave danno al Paese”.
Ma cosa prevede la Riforma della Giustizia proposta dal ministro Bonafede? Ecco di seguito i punti salienti della bozza di testo, composta da 48 articoli, arrivata sul tavolo del Consiglio dei ministri.
Riforma Giustizia: la velocizzazione del processo penale
Il punto principale di questa riforma della Giustizia riguarda la velocizzazione del processo penale. È prevista una durata massima per i processi fissata in sei anni (originariamente erano nove, ma la Lega ha insistito per una riduzione). Il magistrato che “non abbia svolto con diligenza e tempestività le sue funzioni” incorre in illecito disciplinare..
L’obiettivo della velocizzazione del processo viene perseguito anche introducendo limiti stringenti ai tempi delle indagini preliminari, cioè le indagini che precedono l’eventuale processo.
La Riforma Bonafede prevede le indagini possono durare da un minimo di 6 mesi per i reati minori (cioè quelli per cui è prevista solo una pena pecuniaria o la detenzione fino a 3 anni) a un massimo di 18 mesi per i reati più gravi (indicati nell’articolo 407 del Codice di procedura penale). In tutti gli altri casi la durata stabilita per le indagini preliminari è di un anno. Il testo prevede che i magistrati inquirenti possano chiedere al gip solo una proroga e per un termine non superiore ai sei mesi.
Secondo il piano di Bonafede, a contribuire alla riduzione dei tempi del processo penale dovrebbero essere anche le norme sulla prescrizione contenute nella legge Spazzacorrotti, già entrata in vigore.
Le priorità tra i reati
La bozza della riforma stabilisce che i pm “per garantire l’efficace e uniforme esercizio dell’azione penale, selezionino le notizie di reato da trattare con precedenza rispetto alle altre sulla base di criteri di priorità trasparenti e predeterminati, indicati nei progetti organizzativi delle procure della Repubblica e redatti periodicamente dai dirigenti degli uffici” e che in questi criteri tenga conto della specifica realtà criminale e territoriale, delle risorse tecnologiche, umane e finanziarie disponibili”.
L’udienza filtro
La Riforma della Giustizia di Bonafede prevede l’introduzione della cosiddetta “udienza filtro”, ossia una fase processuale nuova prima dell’inizio del dibattimento. L’udienza filtro riguarderebbe solo i processi davanti a giudice monocratico e avrebbe lo scopo di evitare che si tengano dibattimenti “inutili” o che sembrano destinati a culminare in un proscioglimento.
Riforma Giustizia: il processo civile
Nel processo civile la parola d’ordine della riforma è “semplificazione”. È prevista la riduzione dei casi in cui il tribunale giudica in composizione collegiale e sono stabiliti termini temporali stringenti per la fissazione delle udienze. Nel testo c’è anche l’introduzione di limiti stringenti alla possibilità di ricorrere in appello ed è previsto l’obbligo che il deposito dei documenti e degli atti avvenga per via telematica e la notificazione degli stessi sia eseguita dall’avvocato a mezzo di posta elettronica certificata.
Riforma Giustizia: la magistratura
La riforma vieta ai magistrati che hanno ricoperto incarichi in parlamento, nel governo o in consigli o amministrazioni locali di tornare a fare i magistrati ordinari: potranno vestire la toga ma solo per fare i magistrati amministrativi. Per il caso di magistrati in aspettativa per motivi elettorali che non vengono poi eletti, è previsto il divieto a essere assegnati in uffici che rientrano nella circoscrizione elettorale nella quale si erano candidati o nel distretto nel quale esercitavano funzioni al momento della candidatura.
Il Consiglio superiore della magistratura
La Riforma Bonafede interviene anche sul Consiglio superiore della magistratura, dopo gli scandali che lo hanno coinvolto negli scorsi mesi e che hanno rivelato gli stretti rapporti tra magistratura e politica. I membri del Csm passeranno da 20 a 30 (20 togati e 10 laici) e la scelta dei candidabili avverrà per sorteggio.
I punti cancellati
Nella Riforma della Giustizia proposta dal ministro Bonafede non c’è alcun accenno alla separazione delle carriere dei magistrati né all’introduzione di limiti per l’utilizzo delle intercettazioni telefoniche. Su entrambi i temi c’è scontro tra la Lega e M5S.