Giustizia, lo sfogo di Bonafede: “M5S uguale agli altri partiti, i nostri ministri sono stati timorosi”
Alfonso Bonafede boccia la riforma della giustizia varata dal Governo Draghi e critica i ministri del Movimento 5 Stelle, colpevoli di averla avallata col loro “timoroso e ossequioso benestare”. “La battaglia sulla prescrizione, mia e (fino a ieri mattina) di tutto il M5s, non è (e non è mai stata) una questione personale”, si sfoga l’ex ministro della Giustizia pentastellato su Facebook. “Si tratta di una questione, anzi di un’ambizione, istituzionale. L’ambizione di realizzare un sistema giustizia capace di dare sempre una risposta ai cittadini che si rivolgono allo Stato per tutelare i propri diritti”.
“Qualcuno approfitta della riforma del processo penale, con il timoroso e ossequioso benestare dei ministri M5s (che non hanno avuto nemmeno il tempo e la possibilità di analizzare la proposta), per attaccare me e le battaglie che ho portato avanti (e che rifarei domattina, a testa alta, senza battere ciglio)”, osserva Bonafede. “Mi dispiace che quel qualcuno non si renda conto che in un processo che si conclude nel nulla (che questo nulla si chiami prescrizione o improcedibilità poco importa) c’è il più grande e grave fallimento di uno Stato di diritto”.
Ministro della Giustizia dal giugno 2018 al febbraio 2021, Bonafede è stato il promotore della precedente riforma, che aveva cancellato la prescrizione dopo il primo grado di giudizio e che ora – con il pacchetto elaborato dalla ministra Marta Cartabia – è stata sensibilmente rivista.
“Ho sinceramente apprezzato i tentativi della Ministra Cartabia di trovare una sintesi oggettivamente difficile”, sottolinea l’ex ministro. “Tuttavia, è evidente (e legittimo) che sulla prescrizione la pensiamo in maniera diversa”.
“La norma votata ieri, a mio modesto parere, rischia di trasformarsi in una falcidia processuale che produce isole di impunità e che, comunque, allungherà i tempi dei processi”, prosegue Bonafede.
“Purtroppo”, conclude l’ex ministro, “ieri il M5s è stato drammaticamente uguale alle altre forze politiche nonostante fosse trapelata la volontà di un’astensione. Per ripartire, se si vuole veramente ripartire, bisogna avere la consapevolezza dei propri limiti: nell’unanimità improvvisata di ieri che ha visto tutti insieme a tutti, si è inevitabilmente e oggettivamente annacquata una battaglia durata dieci anni”.