“La politica ci ascolti”: le richieste dei giovani per le elezioni
Il 60 per cento degli under 35 ha un rapporto distaccato con la politica. Ma pensare alle nuove generazioni come componente passiva della società sarebbe un errore
«Erano le ore della caduta del governo Draghi. Vivevo un’insofferenza giunta un po’ al culmine nei confronti di una classe politica cui sembra interessare veramente poco dei temi della nostra generazione. Quindi, banalmente, ho scritto su un cartello una mia prima richiesta, mi sono fatto un selfie e l’ho girata a una serie di pagine di divulgazione politica che seguo, che a loro volta l’hanno rilanciata e da quel momento sono stati inondati di foto simili alla mia». Lorenzo Pavanello ha 29 anni e, dopo aver concluso gli studi in Economia, ha trovato lavoro come consulente gestionale in una multinazionale. A TPI racconta come è nata la sua idea di lanciare l’hashtag #20e30, che da circa due settimane accompagna i selfie di ragazzi tra i venti e i trent’anni che mostrano cartelli su cui sono riportate le richieste che rivolgono ai partiti impegnati nella campagna elettorale in vista della chiamata alle urne del prossimo 25 settembre. Al di là dei colori dei partiti, le richieste avanzate dai giovani hanno in comune la programmaticità: dovranno migliorare la complicata condizione in cui già vivono, ma ancor di più garantire più certezze per il futuro.
Diventare il cambiamento
Alle prossime elezioni politiche si stima che voteranno tre over 55 per ogni under 35. L’astensionismo giovanile alle urne è in costante aumento dal 2013. Secondo il rapporto di Ipsos “Italia 2022: nella spirale dell’interregno”, il 41-43 per cento di ragazze e ragazzi non sa per chi votare. A questo si somma una quota compresa tra il 10 e il 15 per cento di giovani che non è mai andato a votare da quando è diventato maggiorenne e un altro 6-8 per cento che annulla la scheda. Complessivamente, stiamo parlando di almeno il 60 per cento di under 35 che ha un rapporto distante, distaccato, esterno, disaffezionato con la politica. Ma raccontare il mondo dei giovani come componente passiva, relegato a subire le decisioni politiche ed economiche senza parteciparvi attivamente sarebbe un errore. L’esempio più lampante di partecipazione giovanile è il movimento Fridays for Future, che da anni protesta per chiedere azioni efficaci contro il cambiamento climatico, ma gli esempi sono anche molti altri e sono legati, ad esempio, alla politica o al mondo del lavoro. L’iniziativa spontanea di 20e30 è uno di questi.
A poche ore dal post di Lorenzo, decine e decine di foto hanno invaso Instagram e le chat delle pagine che avevano rilanciato l’iniziativa. Una, in particolare, ha preso a cuore l’idea di Lorenzo, proponendogli di portarla avanti in maniera concreta, lanciando una sfida trasversale a tutti i partiti in corsa per le Politiche. Si tratta di Aqtr (Aggiornamenti quotidiani della terza repubblica), pagina di divulgazione politica satirica. «Non mi aspettavo che #20e30 potesse riscuotere un’adesione così ampia, ma ci speravo», ammette Lorenzo. Per gestire le migliaia di proposte arrivate dagli under 35 ad Aqtr, Lorenzo e uno degli admin della pagina con cui è entrato in contatto hanno deciso di raccoglierle tutte e provare a sintetizzarle. Sono state scelte 20 proposte, suddivise poi in cinque macrocategorie: Lavoro e politiche sociali, Istruzione e capitale umano, Ambiente ed energia, Diritti sociali e civili, e Welfare. «Abbiamo preso questi cinque cluster e abbiamo lanciato la sfida a tutti i partiti, invitandoli a trasformare queste richieste in proposte concrete che potessero essere inserite all’interno dei programmi elettorali. Non ci aspettavamo che aderissero gli interi partiti, compatti. In pochi giorni ha aderito a #20e30 tutta la sinistra e il centro, dai partiti centrali a quelli minori, in base agli exit poll e l’hanno fatto pubblicamente pubblicando più post sui loro account ufficiali e dicendo “Accettiamo la sfida!”», prosegue Lorenzo, il quale puntualizza che aderire non significa solo aggiungere uno slogan per “acchiappare” qualche voto in più, ma impegnarsi ad agire in maniera concreta per le generazioni future, «ovviamente – chiarisce – in linea con la loro ideologia».
Un altro esempio, nato da qualche anno e già più strutturato è la startup Yezers, un’associazione no-profit italiana, formata da giovani dai 18 ai 35 anni e svolge attività di ricerca, divulgazione, advocacy e attività sul campo. L’associazione è composta da oltre 600 attivisti organizzati in Team di ricerca, attivi sulle proposte, e Team di supporto, che tengono in piedi l’organizzazione. «Noi crediamo che le Generazioni Y e Z siano capaci di cambiare il mondo», si legge sul loro sito. Tra le varie proposte sul tema del lavoro, da Yezers arriva la proposta di “Sud…4.0”, cui un team di ricerca apposito sta lavorando per trovare soluzioni per rilanciare il Sud Italia partendo dai giovani, promuovendo una sensibilizzazione sulle potenzialità del territorio al fine di dare un “volto nuovo” al Sud Italia.
Dal Sud parte anche il progetto “Southworking”, un’associazione di promozione sociale volta a diffondere la possibilità di lavoro agile da dove si desidera, in particolare dalle regioni del Sud e dalle aree interne, in cui i dati su disoccupazione e precarietà sono più gravi rispetto al resto del Paese. Il nome deriva dall’unione delle parole “south” (sud) e “working” (lavoro), e richiama il concetto di smartworking. Il progetto coniuga le esigenze dei lavoratori con l’uso della tecnologia, in particolare con le possibilità offerte dal lavoro da remoto, che è stato fondamentale durante la pandemia. L’idea è nata da un gruppo di giovani professionisti, manager, imprenditori e accademici, perlopiù provenienti dalle regioni del Sud Italia, accomunati dall’essere stati costretti a dover abbandonare i luoghi di origine e gli affetti per poter seguire le proprie ambizioni professionali, e uniti dal desiderio di poter lavorare da dove preferiscono. Negli scorsi mesi, l’associazione ha pubblicato il libro “South Working Per un futuro sostenibile del lavoro agile in Italia”, a cura di Mario Mirabile ed Elena Militello (Donzelli editore) per arricchire il dibattito e ripensare al futuro del lavoro da remoto.
Alla campagna lanciata da Lorenzo e da altre centinaia di giovani hanno aderito già diversi partiti. Per il centrosinistra sono: Pd, M5s, +Europa, Azione, Italia viva, Europa Verde, Sinistra italiana, Radicali, Volt, Articolo uno, Possibile. Dal centrodestra, invece, l’adesione è ancora molto bassa: tra il 2 e il 3 agosto hanno manifestato il proprio interesse a sposare la causa Noi con l’Italia e Italia al centro. Da Forza Italia è arrivata, invece, una singola adesione “ufficiale” da parte della capogruppo al Senato Anna Maria Bernini, alla quale è stato chiesto di fare in modo che venga formalizzata e condivisa dall’intero partito: «Credo non sia lontana la loro adesione, ma manca una formalizzazione estesa e più esplicita da parte di tutta Forza Italia», dice Lorenzo. Per il momento solo silenzio da Lega e FdI, con i quali i ragazzi di 20e30 hanno aperto il dialogo.
Dal 10 agosto, racconta Lorenzo, sarà online il sito 20e30.org, dove verranno pubblicati i programmi dei partiti, contenenti le proposte e le modalità con le quali pensano concretamente di attuarle. L’impegno dei ragazzi di 20e30 dopo le elezioni sarà quello di verificare nel corso della legislatura la reale attuazione delle proposte. Mancano pochi giorni, l’appello a Salvini e Meloni è ancora aperto, ma le richieste delle nuove generazioni non possono più aspettare.