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Il lanciafiamme di Renzi brucia il Partito Democratico (di Giampaolo Pansa)

Immagine di copertina
Matteo Renzi, segretario del Pd dal dicembre 2013 al marzo 2018. Credit: Afp/Andrea Ronchini/NurPhoto

Qualche anno fa il Bullo spiegò che avrebbe riformato il Pd “usando il lanciafiamme”. Adesso ha usato qualcosa di simile alle vampate di fuoco che distruggono tutto senza distinguere il bene dal male. E gli effetti si vedranno presto. Il Bestiario

Renzi-Pd, la scissione col lanciafiamme brucia il partito (di Giampaolo Pansa)

Sto pensando che Matteo Renzi potrebbe essere il protagonista di un programma televisivo della Rai, “Vieni da me” dominato dalle fenomenali gambe nude di Caterina Balivo. Ogni volta che la vedo mi ritorna in mente la mia nonna paterna, Caterina Zaffiro vedova Pansa. Non so dire che gambe avesse, poiché in quei tempi le signore, comprese le più giovani, si guardavano bene dal mostrarle. Ma conoscevo bene la sua energia nel punirmi, quando facevo qualcosa di sbagliato. Mi inseguiva lungo le scale di casa e mi lanciava contro la sua zoccola di legno che quasi sempre mi colpiva sul coppino.

La Balivo con il suo folgorante sex appeal mi fa sempre rammentare la mia Caterina e di questo le sono grato. Ma penso anche che la nonna non sfigurerebbe accanto a lei ad aprire la magica cassettiera. Sia chiaro che questo non è un elogio di Renzi. Lui è un leader politico che non posso soffrire. Nella prima fase della sua scalata al potere l’avevo chiamato il Bullo o il Superbullo.

Ero rimasto colpito dalla sua verbosità senza freni che gli faceva pronunciare degli spropositi. Devo ricordarne uno? Accadde una sera su La7, nella trasmissione della signora Gruber. Richiesto di parlare del proprio partito, quello democratico, il Bullo spiegò che lo avrebbe riformato “usando il lanciafiamme”. La signora Gruber, una severa madama alto atesina, pensò di non aver compreso bene e gli chiese di spiegarsi meglio. Ma il Bullo o non si scompose e ripetè: “Userò il lanciafiamme per distruggere quello che non mi piace del mio partito!”.

Adesso il Renzi, nell’annunciare la scissione del Pd guidato da Zingaretti, ha usato qualcosa di simile alle vampate di fuoco che distruggono tutto senza distinguere il bene dal male. E gli effetti si vedranno presto.

 

 

Per cominciare il Dittatore leghista vedrà spalancata davanti a sé una prateria. I poveri democratici rimasti nel fortino di un partito dimezzato non saranno più in grado di opporsi all’avanzata leghista. Lo si comprende dallo stitico commento del segretario ancora in sella. Non ha neppure pronunciato il nome di Renzi e si è limitato a dire: “Ci spiace, è un errore. Ma ora pensiamo al futuro degli italiani, lavoro, ambiente, imprese, scuola, investimenti. Una nuova agenda e il bisogno di ricostruire una speranza con il buongoverno e un nuovo Partito democratico”.

Questa balbettante replica non è una invenzione del Bestiario. È la dichiarazione di Zingaretti su Facebook. Forse usò la stessa cautela il capo del governo Facta il 28 ottobre 1922 quando lo avvisarono che stavano arrivando a Roma schiere di giovanotti in camicia nera che non sembravano intenzionati a fare una gita turistica per vedere i monumenti della capitale.

Sappiamo bene che non è alle viste nessun regime autoritario. Ma il Bullo sta facendo il possibile per facilitarlo. La sua scissione ha sottratto al Pd un buon numero di parlamentari. Mi ha colpito la presenza di due donne ben note alle cronache. Una è Maria Elena Boschi, spesso ritenuta la morosa di Renzi che l’ha fatta eleggere addirittura in Alto Adige pur di averla accanto in Parlamento. La seconda è Teresa Bellanova, oggi ministro dell’Agricoltura. È la signora dal fisico giunonico che aveva colpito i cronistacci maschi e sessisti per l’abito che indossava.

Confesso che non mi ha convinto il commento di Luca Telese pubblicato in questo numero del nostro giornale: “Zingaretti è un uomo fortunato perché il problema più grande che aveva dentro il Partito democratico si è risolto da solo. Matteo Renzi se ne va con due pagine di intervista su Repubblica…”. Voglio bene a Telese come a un figlio. Però non condivido il suo ottimismo. Le scissioni nei partiti politici italiani portano quasi tutte al peggio.

Oggi in Italia quale sarebbe il peggio? Prima di tutto la fine del governo di Giuseppe Conte. Poi una disgregazione dei Cinque Stelle. Infine l’uscita dalla crisi dei leghisti di Salvini che ho già ricordato. Infine una marasma fatale per una democrazia debole come quella italiana.

Ricordate la minaccia di Renzi che prometteva di usare il lanciafiamme per risolverei problemi del Partito democratico? Bene, ci siamo già arrivati. Meglio non pensare a quello che accadrà se dovesse usarlo per i problemi di noi italiani.

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