Renzi: “Nel Pd pensavano di zittirmi con qualche poltrona di consolazione. Avanti con Draghi fino al 2023”
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“È probabile che io sia il più impopolare del Paese, è improbabile che Conte sia il più popolare, ma è certo che Draghi sia il più competente. Va bene così”. Inizia così l’intervista rilasciata a Repubblica dal senatore Matteo Renzi, da settimane al centro del dibattito politico e “fautore” della crisi che ha portato alla caduta del governo Conte II.
“Il Conte 1 – che io ho avversato – è stato tra i peggiori esecutivi della Repubblica. Erano populisti a fianco di Trump e contro l’Europa, al fianco dei Gilet Gialli. Il Conte bis invece ha visto una svolta europeista e una buona capacità di rassicurare la cittadinanza nella prima fase di pandemia”, ha dichiarato il leader di Italia Viva che rivendica il suo ruolo nella nascita di quel governo: “per togliere i pieni poteri a Salvini allora avrei fatto di tutto. Adesso però era tutto bloccato, senza slancio, senza visione, immobile”.
“La legislatura durerà fino al 2023. Quanto al capo dello Stato deciderà il Parlamento tra un anno. Ora preoccupiamoci di dare la fiducia al governo e lasciamolo partire per la sua navigazione”, assicura Renzi.
Nel suo racconto, il senatore rivela anche il momento della svolta, quello che ha condotto le trattative di Fico verso il baratro: “È stato quando noi abbiamo tolto dal tavolo tutti gli elementi divisivi, sia sui nomi che sui contenuti, e loro hanno rilanciato su giustizia e Mes. Lì ho capito che era finita”. E affonda: “Forse nel Pd pensavano che potessero tacitarmi con qualche poltroncina di consolazione. Dopo tanti anni non hanno ancora capito che posso commettere tanti errori, ma se sono convinto di una battaglia vado fino in fondo. Ho detto: guardate che se andate al muro contro muro vi fate male voi. Penso solo che come dicevano i latini “ex malo bonum”. Dal negativo qualcosa di positivo arriva. E il governo Draghi sarà la salvezza dell’Italia: ha messo in sicurezza l’euro quasi dieci anni fa, metterà in sicurezza il Recovery Plan per i nostri figli”.
Nella lunga intervista rilasciata al quotidiano diretto da Maurizio Molinari Renzi torna anche sul rapporto col Pd: “La linea politica del Pd in questa crisi per me è inspiegabile. Potevano svolgere una funzione di mediazione, di equilibrio, di rilancio. Hanno scelto di appiattirsi sulla posizione “O Conte o voto”. Le vicende di questi giorni dimostrano che la politica non si fa con gli aut aut ma con una paziente opera di tessitura e dialogo. C’è chi sostiene che Zingaretti e Bettini avessero una raffinata strategia in testa. Evidentemente era talmente raffinata da sembrare inesistente. O forse non l’ho capita io. Ma sinceramente oggi la priorità sono i vaccini, il Recovery Plan, il lavoro. Non Goffredo Bettini”.
Mentre sulla possibilità di un ministero affidato al premier uscente Giuseppe Conte, Renzi sembra perseguire nelle sue idee: “Dopo aver passato un mese a discutere di Conte premier, spero che non perdiamo un altro mese a capire quale ministero chiede”.
Un ultimo passaggio è dedicato allo scottante tema della partecipazione a una conferenza a Riad, in Arabia Saudita. “Ho fatto decine di conferenze rispettando le regole sul conflitto di interessi. Il Senato non vieta di fare discorsi o seminari, anche a pagamento, a chi viene invitato perché riconosciuto in grado di avere qualcosa da dire. Io rispetto le leggi italiane, pago in Italia le tasse del lavoro che svolgo all’estero, rispetto le norme sul conflitto di interessi”, afferma Renzi che sull’opportunità di tessere legami con un Paese come l’Arabia Saudita spiega: “”Chi conosce l’Arabia Saudita sa che sotto la leadership del principe bin Salman sta attuando il più ambizioso progetto della storia della regione, che prevede notevoli passi in avanti nella cultura, nell’innovazione e nel campo dei diritti. L’Arabia è il nostro principale partner strategico nella regione, cruciale per combattere l’estremismo. Non stiamo parlando di una democrazia occidentale, certo, ma di un Paese che sta compiendo una svolta senza precedenti. Se vogliamo far polemica su di me, facciamola: una più una meno cambia poco. Ma se vogliamo parlare di politica estera le cose sono più complesse di come appaiono. Quanto a Khashoggi, come tutti mi auguro che il processo faccia davvero giustizia”.