Inchiesta Open, Renzi chiede a Nordio un’indagine sui pm di Firenze. Il ministro: “Rigoroso accertamento”
Il ministero della Giustizia indagherà su presunte violazioni denunciate da Matteo Renzi da parte dei pm di Firenze che a loro volta indagano sull’ex premier per finanziamento illecito scavando nei conti della fondazione Open. Il senatore di Rignano fa notare come nonostante la Corte di Cassazione abbia annullato senza rinvio un sequestro fatto nei confronti di Marco Carrai, membro del Cda della fondazione, alcuni atti siano stati comunque trasmessi al Copasir, in violazione della decisione dei giudici di non trattenere copia dei documenti. Secondo Renzi questo scambio sarebbe avvenuto dopo il 18 febbraio, giorno in cui la Cassazione aveva dato ragione a Carrai. E ha chiesto a Carlo Nordio, ministro della Giustizia, di intervenire.
“Il pubblico ministero ha scelto di prendere il materiale e di mandarlo al Copasir – dice l’ex premier – le chiedo se lei sia a conoscenza dei fatti e che provvedimenti intenda prendere nel caso lo ritenga sbagliato. Per noi o è eversivo, o è anarchico oppure è un atto di cialtronaggine. Quest’ultima la escludo sulle altre due aspetto la sua risposta”. La risposta del Guardasigilli non si è fatta attendere: “La conoscenza ufficiale di questi atti è parziale, il 18 febbraio del 2022 la Cassazione ha ordinato il decreto di perquisizione e di sequestro nei confronti di Marco Carrai senza trattenimento di copia degli atti. Gli ulteriori fatti che sono stati enunciati nell’interrogazione saranno oggetto di immediato e rigoroso accertamento conoscitivo attraverso l’ispettorato generale. Successivamente questo dicastero procederà a una approfondita valutazione di tutti gli elementi acquisiti al fine di assumere le necessarie iniziative. L’indagine conoscitiva avrà assoluta priorità nell’attività ispettiva e le determinazioni che ne deriveranno saranno adottate con la consequenziale rapidità”.
Una replica che ha soddisfatto Renzi: “Non dubitavamo della assoluta rilevanza data dal ministro alla vicenda”. I documenti in questione non potranno comunque essere utilizzati durante il processo per il caso Open, che vede indagati il leader d’Italia Viva ma anche gli ex ministri Luca Lotti e Maria Elena Boschi, l’avvocato Alberto Bianchi (ex presidente della Open) e, appunto, l’imprenditore Marco Carrai.