Conte ancora alla ricerca dei responsabili: se non si trovano, Italia Viva può rientrare in gioco
Una partita a scacchi che potrebbe protrarsi anche oltre martedì prossimo, quando il Governo andrà alla conta e si presenterà in Senato per chiedere la fiducia. La caccia ai responsabili in queste ore va avanti ma senza dare, per il momento, i frutti sperati. La quota 161, necessaria per garantire all’esecutivo la sopravvivenza a Palazzo Madama, sembra ancora lontana. Dopo l’euforia dei primi giorni e un pallottoliere forse gonfiato dall’ottimismo della volontà, da ieri piovono marce indietro e distinguo.
Se inizialmente si contavano sei senatori di Italia Viva pronti a salire sulla scialuppa di salvataggio, ora la pattuglia di renziani pentiti sembra essere ben più esigua. Hanno già chiarito di non voler votare la fiducia al governo i senatori di IV Conzatti, Vono, Pacifico e Masini. Persino il socialista Nencini nicchia e non offre certezze assolute.
Simultaneamente, si smarcano anche alcuni centristi su cui il Governo faceva affidamento: Paola Binetti ha spiegato che voterà la fiducia solo se sarà tutto il gruppo dell’Udc a farlo. Ecco allora che, come spiega il Corriere della Sera, fervono le trattative proprio con i centristi, Cesa in primis. In ballo ci sono anche dei ministeri in un possibile rimpasto in salsa costruttori, con Sandra Leonardo, moglie di Clemente Mastella, considerata papabile per sostituire Teresa Bellanova all’Agricoltura.
Ma è proprio il sindaco di Benevento, regista da remoto dell’operazione, a far trapelare i suoi mal di pancia. Con numeri così risicati, infatti, e il concreto rischio di non arrivare a 161 senatori martedì, nell’esecutivo c’è chi punta a riaprire il dialogo con Italia Viva. Che, dal canto suo, sembra tutt’altro che sorda alle sirene della trattativa. Ieri il renziano Davide Faraone ha chiarito che ci sono margini per riaprire il discorso: si attendono segnali, diplomatici e politici, da Conte e dagli ormai ex alleati di Governo.
E se c’è chi, come il capo politico M5s Vito Crimi, resta fedele alla linea del “mai più con Renzi”, non tutti nella maggioranza sembrano condividere tale intransigenza. Per ragioni pratiche, più che ideologiche. Renzi ha già chiarito che Italia Viva, martedì in Senato, potrebbe astenersi sul voto di fiducia. Una mossa che servirebbe all’ex premier per tenere compatta la sua scialuppa, ma anche per tenere vivo il filo della trattativa con Conte da mercoledì in poi.
Se infatti i responsabili non si trovassero, o non rappresentassero comunque una pattuglia sufficientemente solida per garantire un’azione di Governo stabile e duratura (come richiesto da Mattarella), Conte si troverebbe costretto a sotterrare l’ascia di guerra e a tentare di recuperare il rapporto con Renzi. Anche quest’ultimo, del resto, vuole evitare a tutti i costi le elezioni. Ecco perché il giro di giostra della crisi potrebbe tramutarsi in un inatteso tagliando per rilanciare l’azione di Governo con la stessa maggioranza, un rimpasto, Italia Viva ancora dentro e tutti, nuovamente, “quasi amici”.
Questo a meno che il weekend non faccia lievitare i responsabili, magari grazie alle prese di posizione del mondo cattolico, o a meno che, anche in mancanza di un numero adeguato di costruttori, i veti dei Cinque Stelle e l’astio accumulato nei giorni scorsi non risultino insormontabili. A quel punto a Mattarella non resterebbero che due strade: cercare una maggioranza e un premier alternativi o mandare tutti alle urne. Scenario, quest’ultimo, ancora poco probabile, ma che ormai non si può escludere del tutto.
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