Così la Regione Liguria vuole trasformare l’isola di Palmaria nel luna park del turismo di lusso
Da candidato presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti nel 2015 inciampa in una di quelle gaffe che restano nelle biografie. Ospite su Raitre del talk show Agorà, sostiene che il Comune di Novi Ligure, 27mila abitanti nella provincia di Alessandria, si trova in territorio ligure. Seguono, fuori e dentro dai social, adeguati sfottò. Reazioni che dovrebbero indurre il futuro governatore a una maggiore cautela con la geografia. Invece no. L’anno dopo torna in scena con una suggestione spericolata: l’isola Palmaria, annuncia, diventerà «la Capri della Liguria». Concetto poco significativo, per chi non abbia mai visitato questa enclave di verde, storia e silenzi davanti a Porto Venere, ma che gli ambientalisti subito interpretano come l’inizio della fine: cioè il primo passo nella conversione di un luogo di bellezza accessibile a tutti in un giardino dedicato a hotel e barche di benestanti. «In altri termini», dice il presidente di Legambiente Liguria Stefano Sarti, «una speculazione strisciante che con la scusa di valorizzare l’isola agevola la sua privatizzazione». Un progetto chiamato Masterplan che oggi potrebbe trasformarsi in realtà.
Ma non corriamo. Partiamo invece dal piacere che prova nell’Ottocento il poeta tedesco August von Platen sbarcando tra i pini, mirti e ulivi di Palmaria. «D’un picciol seno su la sponda occhieggia/la villa tra gli alberi/che per l’estate è mia», scrive appagato. E non è l’unico a evocare quest’oasi di quasi 2 chilometri quadrati nell’arcipelago spezzino. C’è chi celebra la Grotta Azzurra, accessibile soltanto via acqua. C’è chi spalanca occhi e bocca per le falesie alte e ripide del versante occidentale. Per non parlare della Grotta dei Colombi, dove resti di sepolture indicano la presenza umana già 5mila anni fa. Ecco perché nessuno si stupisce quando nel 1997 l’Unesco include Palmaria nel patrimonio universale da tutelare. Così potente è la consapevolezza della sua meraviglia, che l’isola viene protetta via terra dai vincoli del Parco naturale regionale di Porto Venere e del Sic (Sito di interesse comunitario) IT1345104, mentre via mare è inserita nel Santuario dei cetacei.
Inoltre, ad avere garantito per lungo tempo l’integrità di Palmaria è stata la Marina militare italiana, attiva sull’isola con varie strutture e con la presenza di un articolato sistema di fortificazioni. Dopodiché, a marzo 2016, ecco spalancarsi l’era della caprizzazione con la firma del Protocollo d’intesa da parte di Regione Liguria, Comune di Porto Venere, ministero della Difesa-Marina e Agenzia del demanio ligure. «Un accordo», dice la portavoce del movimento Palmaria Sì Masterplan No Giorgia Lombardi, «che in vista della fantomatica valorizzazione dell’isola punta al recupero di un centinaio di terre e immobili della Marina, i quali diventeranno proprietà del Comune di Porto Venere, già impegnatosi a venderli per sostenere i costi delle migliorie ad alcuni beni che restano in possesso della Marina stessa»…
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