Regionali Lazio, “Così il Pd danneggia D’Amato. Le nomine per gli enti sui rifiuti lo dimostrano”. Parola di Montino (Pd)
Le poltrone su cui da mesi è particolarmente interessato il mondo politico regionale del Lazio sono quelle degli Egato, gli Enti di governo dell’ambito territoriale ottimale che si occuperanno della gestione dei rifiuti a Roma e nelle province. La legge per istituire sei Egato è stata approvata a luglio e tra presidenti, membri dei consigli direttivi, direttori e revisori dei conti potranno essere assegnati 42 incarichi. I presidenti riceveranno una retribuzione pari all’80% dell’indennità del presidente della Regione, dunque oltre ottomila euro, e i componenti del direttivo al 40%. Tra gli oppositori il sindaco di Fiumicino Esterino Montino.
Sindaco, lei è sempre stato contrario all’Egato, ci spiega perché?
La norma in generale e il recepimento della legge regionale risalgono al 1998. Sono passati oltre 20 anni da quella legge quadro che dava mandato alle regioni di recepirla e poi di attuarla. Venne recepita nel ’98 dalla Regione Lazio e poi per una serie di problematiche non l’hanno attuata. Non l’hanno attuata perché questo unico soggetto avrebbe dovuto gestire tutti i comuni per i rifiuti, ma anche direttamente la raccolta, la spazzatura, l’igiene urbana. Con la nostra dimensione provinciale quella legge era inattuabile. L’ho spiegato molte volte: “non fatelo”. Anzi, ho detto, se proprio dovete farlo, fatelo sulla gestione degli impianti. Ma hanno continuato sulla loro strada. Per noi sindaci da un lato ci deresponsabilizza. Però tutto quello che succede in un Comune, anche se non è responsabilità nostra, ricade comunque su di noi.
Gli assetti degli Egato andavano delineati tra l’estate e l’autunno. Nicola Zingaretti non l’ha fatto e adesso le possibilità che sia troppo tardi stanno aumentando. Perché tutta questa fretta? Quello degli Egato è diventato un carrozzone elettorale?
Penso e dico una cosa e me ne assumo la responsabilità. Come è nato il recepimento di questa legge? Facendo presentare a un consigliere dei 5 Stelle in consiglio regionale il testo di legge sostenuto fortemente dai pentastellati in quel momento. Parlamo di un anno fa. Dopo si è fatta l’operazione politica con i 5 stelle, momento in cui questo punto è diventato dirimente per procedere e andare avanti. La Lombardi e la compagine 5 stelle in giunta hanno sollevato la questione Egato. Mentre si faceva la discussione su come andare avanti, a un certo punto, c’è stata un’accelerazione a Luglio; quando Nicola (Zingaretti) ha detto che bisognava farla assolutamente, ponendo un tema di urgenza. Si fa. Gli Ato entrano in funzione. E poi tutto tace. Seguono le dimissioni di Zingaretti. A questo punto si scopre che c’era un adempimento da fare. Comincia la girandola di voci, di posizioni, di illazioni.
Un’operazione di questa natura non può essere fatta per ragioni tecniche: il decreto del governo Draghi parla di nomine per enti regionali ma si riferiva espressamente ai Comuni. È applicabile quel decreto? È un problema tecnico e giudico. Il secondo problema, ben più grande, è di natura politica-istituzionale. Io l’ho detto in tutte le lingue: non procedete. Perché si dà un’immagine di “adesso scappo e mi porto via quello che mi posso portare”. In secondo luogo qualcuno può pensare che le nomine servano per sistemarsi e non rischiare nulla. Per i 5 stelle vogliono dire anche qualcosa in più perché loro non possono fare un terzo mandato, sarebbero completamente fuori. Come ci salviamo? Con oltre 40 nomine c’è ampio margine. E poi, l’indennizzo può essere l’80% di quanto prende il presidente della regione? Il sindaco di Roma prenderebbe meno di queste persone.
Lei aveva suggerito la nomina di sei commissari che assicurino l’avvio dell’ente. Per poi procedere con le assemblee dei sindaci dopo il voto del 12 febbraio.
Io penso che se ormai dobbiamo farlo, e come si è fatto tante volte si nominano dei tecnici della PA che per 3 mesi avviano il lavoro e poi il nuovo consiglio nominato – e quindi non stai in straordinaria amministrazione – a quel punto procedi alla definizione completa. L’appello che voglio fare è ai sindaci miei colleghi di non presentarsi quel giorno a votare.
In qualche modo si sta schierando contro Zingaretti?
Nicola dice e non dice. Se ha qualcosa da dire lo dica apertamente. Lì c’è una compagine dove lui è il leader assoluto, bisogna dire le cose come stanno. Gli Egato non si possono fare. Se c’è qualcuno che pensa che è meglio farli o bisogna farli perché è necessario collocare 4-5 persone perché così facendo la campagna elettorale si fa secondo le correnti più fluida, organizzata, ordinata, allora si dica. Ma non trovano né il consenso dei cittadini del Lazio, né il mio. Questo sarebbe anche un indebolimento al candidato che noi abbiamo. Che secondo me è forte. Certo è che se un pezzo della compagine va in campagna elettorale con questa roba non è positivo.
Resta fiducioso sulla vittoria di D’Amato?
Seguendolo un po’ vedo che ha tanti consensi, più fuori che interni. Lo vedono fuori dalle logiche partitiche, come un uomo che ha fatto bene il proprio lavoro e come una persone che possa traghettare fuori tutti da questo politicismo.