Navi militari all’Egitto, nel Cdm di ieri nessun ministro si è opposto alla vendita
Nessun ministro si è opposto alla vendita delle navi all’Egitto durante il Cdm
Il consiglio dei ministri ha dato il via libera alla vendita di 2 navi militari e, nel prossimo futuro, di 6 fregate, di una ventina di pattugliatori navali, di 24 cacciabombardieri Eurofighter e 24 aerei addestratori M346 all’Egitto del presidente Al-Sisi, con buona pace della famiglia Regeni, che in questi anni ha combattuto con le unghie e con i denti per tenere accesa una luce sulla barbara uccisione del figlio Giulio, il ricercatore friulano scomparso al Cairo tra gennaio e febbraio del 2016. Quello che per molti è l’affare del secolo, è una vergogna per Paola Deffendi e Claudio Regeni, e per quella minoranza di deputati che ha cercato di opporsi all’accordo o di alzare la voce in un panorama in cui tutti sembrano concordi. Persino il Pd.
L’ex presidente del Pd e deputato Matteo Orfini, in un tweet condiviso dopo il semaforo verde arrivato dal Cdm di ieri, ha scritto: “Mi chiedo e chiedo a Dario Franceschini: la delegazione del Pd che posizione ha sostenuto?”. Nessuno gli ha risposto, né telefonato. Secondo quanto riporta Annalisa Cuzzocrea su Repubblica, il Pd ne avrebbe discusso in una riunione riservata con il segretario Nicola Zingaretti, il vice Andrea Orlando, i ministri, il capo delegazione e i capigruppo alla Camera e al Senato, e ha deciso di non opporsi, facendo mettere agli atti una condizione: che ci sia una posizione netta di Conte sul caso Regeni, “per dimostrare che i due piani non sono incrociati, perché sarebbe intollerabile”. Il che dovrebbe avvenire già quando sarà audito dalla commissione parlamentare di inchiesta.
Intanto Liberi e Uguali, e la sua delegazione, negano di aver dato autorizzazione alla commessa, ma durante la riunione dell’esecutivo il ministro Speranza era assente perché “impegnato in una riunione sui vaccini a livello europeo”. Oggi, venerdì 12 giugno, dichiara al quotidiano: “A Conte ho sempre detto che noi eravamo contrari, abbiamo anche fatto una riunione di gruppo dove il no è stato ribadito, non è vero che tutti i capi delegazione erano d’accordo. Abbiamo anche presentato un’interrogazione parlamentare, ma non è bastato”.
In effetti, quando il ministro degli Esteri Di Maio e quello della Difesa Guerini avevano illustrato l’operazione in un altro Cdm un paio di settimane fa, il ministro in quota Leu aveva dichiarato che per loro “era un problema”. E anche per parte di Pd e M5S, ma l’operazione è continuata nonostante le proteste dei Regeni. L’affare, secondo il governo, porterebbe soldi a Fincantieri in un momento di crisi, dopo l’annullamento di molte commesse da parte delle società che gestiscono navi da crociera.
Di Maio dal canto suo aveva dichiarato, nel corso dell’interrogazione presentata da Leu, che la procedura autorizzativa alla conclusione delle trattative per le fregate Fremm non si era ancora conclusa, e che oltre al vaglio di natura tecnico-giuridica il governo avrebbe svolto una valutazione politica a livello di delegazioni, sotto la guida del presidente del Consiglio. “Resta ferma la nostra incessante richiesta di progressi significativi nelle indagini sul caso del barbaro omicidio di Giulio Regeni”, aveva aggiunto il ministro. Ma dalle delegazioni ieri è arrivato il via libera all’operazione commerciale, e Conte ha annunciato che l’accordo si farà.
Durante il question time dello scorso 10 giugno, il deputato Leu Nicola Fratoianni aveva evidenziato il fatto che “se viene messa in campo e portata a compimento un’operazione commerciale così vasta fino alla vendita di navi militari, è evidente che si indebolisce la posizione del nostro Paese per esigere la verità e la giustizia per l’omicidio di Giulio Regeni ostacolata finora dal regime egiziano e per richiedere la liberazione dello studente Zaky”.
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