Come saranno spesi i soldi del Recovery Fund: la nuova task force i 137 progetti del governo
Dopo l’esultanza per il successo del negoziato sul Recovery Fund in Europa, il governo Conte si trova subito alle prese con le decisioni fondamentali sulla ripartizione e le modalità di utilizzo dei circa 209 miliardi del fondo che saranno garantiti all’Italia. Come saranno spese le risorse per tentare di risollevare il paese dalla crisi innescata dalla pandemia di Covid-19?
Una bozza di piano – per quanto vago – c’è già, ed è costituito dai 9 punti e 137 progetti presentati alla fine degli Stati generali, lo scorso 21 giugno. Sarà questa la base per tracciare il Piano nazionale di riforme, la cui approvazione da parte della Commissione europea è requisito indispensabile per accedere agli aiuti. Perché il documento sia approvato, dovrà rispettare le indicazioni su politiche verdi e digitali, nonché le raccomandazioni Ue 2019-2020. Quindi il campo di investimento dei fondi è in gran parte già tracciato.
Il capitolo task force
Un fronte aperto nella maggioranza è la creazione della task force annunciata dal premier Conte, che dovrebbe lavorare alla redazione del piano. La sola definizione ha sollevato un vespaio per l’assonanza col comitato tecnico presieduto da Vittorio Colao, che avrebbe dovuto mettere a punto il piano di Rilancio.
Il leader di Italia Viva Matteo Renzi chiede a Conte di “sorprendere il Parlamento e il Paese. Anziché una task force, ci regali ad agosto un dibattito parlamentare in cui la forza della maggioranza sarà sfidare le opposizioni non sulla base di un generico programma di riforme ma su un completo business plan. Andiamo in aula ad agosto, sfidiamo l’opposizione e diciamo come vogliamo spendere questi soldi”. Forza Italia chiede invece che sia una commissione bicamerale a mettere a punto il piano. Ma vediamo a grandi linee come il governo pensa di spendere i soldi del Recovery Fund.
Infrastrutture e digitalizzazione
Tra i settori in cui il governo pensa di investire le risorse europee c’è la realizzazione dell’Alta velocità ferroviaria al Sud, che ad oggi fa capolinea a Salerno, ma anche la digitalizzazione del Paese, con riguardo alla pubblica amministrazione ma anche possibili investimenti sulla rete in fibra ottica.
Riforma degli ammortizzatori sociali
Un punto cruciale è quello della riforma degli ammortizzatori sociali, e soprattutto dello strumento della cassa integrazione, che potrebbe essere gestita da una nuova agenzia – separata dall’Inps – ed estesa per coinvolgere i lavoratori atipici, dai contratti a termine ai collaboratori che oggi sono meno protetti.
Le raccomandazioni europee da rispettare richiedono inoltre la diminuzione del peso della voce pensioni sul totale della spesa pubblica. Per farlo, il governo potrebbe scegliere di bloccare Quota 100 in anticipo, rispetto alla scadenza naturale fissata alla fine del prossimo anno.
Riforma fiscale
In linea con le richieste di Bruxelles c’è un possibile nuovo taglio delle tasse sul lavoro. Ma c’è anche l’ipotesi di tagliare l’Iva per gli acquisti con carta di credito e bancomat, una decisione fortemente sostenuta a livello politico, che punta anche a contrastare l’evasione fiscale. La riforma fiscale potrebbe anche non essere finanziata direttamente coi fondi europei: questi potrebbero andare a finanziare altre riforme rendendo così disponibili altri fondi nazionali altrimenti da utilizzare in modo diverso.
Sanità
La Sanità è il solo fronte su cui sarebbe possibile una spesa col Mes, il cui utilizzo è auspicato dal Pd e osteggiato dai Cinque Stelle. Ma quanto si investirà in questo campo? “Sto lavorando ad grande piano su alcuni assi fondamentali, serve una cifra dai 20 miliardi in su se vogliamo fare un’azione vera e reale di cambiamento copernicano sul nostro sistema sanitario nazionale”, ha dichiarato oggi il ministro della Salute Roberto Speranza, sostenendo che la provenienza delle risorse – Mes, Recovery Fund – a suo parere non costituisce una discriminante.
Scuola e università
Alcune risorse del Recovery Fund potrebbero essere spese anche per la scuola e l’università e, in particolare, per potenziare la didattica a distanza. Uno strumento valido di per sé, in un mondo sempre più tecnologico, ma che potrebbe tornare utile in autunno nel caso di una seconda ondata e della necessità di nuove chiusure.
Pagamenti della pubblica amministrazione
I fondi europei potrebbero essere usati anche per accorciare i tempi di pagamento della pubblica amministrazione e fornire liquidità alle imprese. Il limite attuale è di 30 giorni (60 nella sanità) ma spesso non viene ancora rispettato.
Economia green e trasporti pubblici
Uno dei punti cruciali delle raccomandazioni europee è quello sull’economia verde. Il governo potrebbe usare i fondi soprattutto per la gestione dei rifiuti, ancora difficile al Sud. Ma anche sul trasporto pubblico, fondamentale da potenziare per abbassare le emissioni, e tuttavia oggi in crisi dopo la pandemia, a causa della paura di possibili contagi.
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