Rai, Draghi costretto a trattare coi partiti: l’ipotesi Gabanelli piace al Pd, ma non al centrodestra
“I componenti del consiglio di amministrazione della Rai restano in carica per la durata di tre anni e scadono alla data dell’assemblea convocata per l’approvazione del bilancio dell’esercizio sociale relativo all’ultimo anno di carica”. Bilancio che va approvato entro il 30 giugno 2021. É quanto prevede lo Statuto Rai. Ed è proprio per l’ultimo giorno utile – mercoledì 30 giugno alle ore 12 – che l’azionista Tesoro ha convocato l’assemblea dei soci Rai. Con seconda convocazione lunedì 12 luglio alle ore 12.
Il rinvio dell’assemblea della Rai di quasi un mese ha lasciato molti con l’amaro in bocca. Nelle ultime ore si era sparsa la voce – alimentata anche da alcune “soffiate“ arrivate a giornali amici – che il premier Mario Draghi avesse finalmente deciso, ma all’evidenza non è così. Anzi, i tempi si allungano e di molto.
“Che significato ha tutto ciò”, ci si chiede nel Palazzo? Mario Draghi ha capito – si dice anche sulla scorta di un tentato blitz, poi fallito, nei giorni scorsi, sul tipo di quello, invece riuscito, in Cdp – che sulla Rai (complice la legge vigente) non riesce a bypassare i partiti e si è preso un tempo adeguato per smorzare gli animi e negoziare un ticket che vada bene a tutti, a lui e i partiti.
A preoccupare e non poco l’ex presidente Bce, come anticipato da TPI, è l’individuazione del nuovo presidente di garanzia, che necessita del voto dei due terzi della Commissione parlamentare di Vigilanza.
Draghi stavolta dovrà passare sotto le forche caudine delle segreterie dei partiti. Dovrà alzare il telefono e chiamare uno ad uno Enrico Letta, Luigi Di Maio, Antonio Tajani, Matteo Salvini. Insomma, esattamente quello che non gli piace fare, visto il modo di condurre le “danze” in fatto di nomine (e non solo) tenuto finora.
Ovviamente continua ad imperversare il totonomi e la sfida è quella di sempre tra manager interni ed esterni. I manager interni Rai con più possibilità di ambire a posizione di vertice sono Roberto Sergio, Paolo Del Brocco e Marcello Ciannanea che per garantirsi la “benevolenza” di Palazzo Chigi hanno rilanciato, promettendo a Draghi di essere pronti a varare nei primi 100 giorni quanto necessario per far ripartire l’azienda tra nomine e piano industriale. Hanno messo sul piatto della bilancia la necessità di un Cfo (Chief Financial Officer) concordato con il Ministero dell’Economia, il ridisegno del perimetro editoriale, il dimezzamento degli appalti esterni, oltre a una forte spinta sul digitale terrestre ed ip.
Il premier sembra abbia apprezzato e lo spostamento in avanti delle lancette dell’assemblea di viale Mazzini lascia presagire che gli uomini Rai avranno una parte importante nella nuova governance dell’azienda. Girano anche diversi schemi con i nomi: Simona Agnes presidente, Raffaele Agrusti amministratore delegato, Roberto Sergio direttore generale Corporate e Marcello Ciannamea direttore generale editoriale. Ma anche Laura Cioli o Alessandra Perrazelli sulla poltrona di amministratore delegato con Mauro Masi o Ferruccio De Bortoli presidente.
Ps: tra i nomi in pista per la presidenza della Rai in queste ultime ore si sta facendo largo dalle parti di Palazzo Chigi anche quello di Milena Gabanelli. L’idea piace soprattutto ad Enrico Letta che lo utilizzerebbe in chiave politica per rinsaldare l’alleanza nazionale (che ancora stenta a decollare) con il Movimento 5 Stelle. Resta però l’incognita del centrodestra. Ostacolo difficilissimo, in Vigilanza, da superare per la pur ottima Milena.