Al Quirinale non dispiace il silenzio di Draghi
Questa mattina Mario Draghi sarà al Quirinale in occasione delle celebrazioni del giorno internazionale della donna e nel pomeriggio interverrà con un videomessaggio alla conferenza sulla parità di genere organizzata dalla ministra Elena Bonetti.
Ma non solo: sono previste altre due uscite pubbliche ad alto valore simbolico. Venerdì Draghi visiterà un centro vaccinale a Roma e la settimana successiva, giovedì 18, andrà a Bergamo per la cerimonia in occasione della giornata nazionale in memoria delle vittime del Coronavirus.
Non sarà solamente un viaggio della memoria ma, come spiegano da Palazzo Chigi, “un messaggio di speranza”. In molti sperano che stia per cominciare la “fase due” del governo Draghi, soprattutto per quanto riguarda la comunicazione e le apparizioni in pubblico.
Ed almeno in parte sarà così ma “non aspettatevi stravolgimenti” spiega chi conosce bene il Premier: l’uomo Draghi è fatto così, prendere o lasciare. Tanto concreto ed efficace nell’azione quanto silenzioso con le parole. Uno stile che anche sul Colle più alto della Capitale mostrano di apprezzare non poco.
D’altra parte che il rapporto tra i due sia solidissimo non è un mistero (spesso in passato il Capo dello Stato ha ascoltato i suoi consigli in materia economica) e se Mattarella dovesse cedere il posto di Presidente della Repubblica (come da sua intenzione e come tutto lascia prevedere) nulla probabilmente lo farebbe più felice che vedere super Mario sedere al suo posto.
“Si sono lamentati anche con Mattarella all’inizio. Il silente Mattarella. Poi si sono abituati ad avere un Presidente della Repubblica poco loquace ed ora lo apprezzano. Quelli bravi fanno le inchieste e approfondiscono le cose. Gli sciatti invece soffrono….”.
Questo il refrain che circola negli ambienti del Quirinale dove non sono affatto sorpresi dalle polemiche in corso sulla comunicazione non-comunicazione di Mario Draghi. Anche perché molto spesso le critiche al silenzio dei leader sono sinonimo della mancanza di “inciuci” con i direttori, ai quali sovente piace fare i “grandi suggeritori” della politica.
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