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Puglia, voto di scambio per 50 euro: si dimette assessora del Pd. Ai domiciliari il marito e il sindaco di Triggiano. Scintille tra M5S e dem sulle primarie di Bari

Immagine di copertina
Antonio Donatelli, Anita Maurodinoia e Sandro Cataldo

In Puglia oggi si è registrato un nuovo terremoto politico-giudiziario, dopo le polemiche delle scorse settimane sul possibile scioglimento per mafia del Comune di Bari. L’assessora regionale ai Trasporti Anita Maurodinoia (Pd) risulta indagata per corruzione elettorale insieme ad altre nove persone, tra cui suo marito Sandro Cataldo, referente del movimento politico Sud al centro, e il sindaco di Triggiano Antonio Donatelli (sostenuto da una serie di liste civiche). Per Cataldo e Donatelli il Gip di Bari ha disposto gli arresti domiciliari.

Al centro dell’inchiesta – coordinata dalla Procura di Bari – c’è una presunta compravendita di voti per le elezioni comunali di Triggiano del 2021 e di Grumo Appula nel 2020. I magistrati non contestano peraltro il voto mafioso.

Raggiunta dalla notizia dell’indagine a suo carico, l’assessora Maurodinoia si è dimessa dall’incarico in Regione e da tutti gli organismi di cui fa parte all’interno del Partito democratico.

L’indagine è stata avviata dopo che il 6 ottobre 2021 sono stati ritrovati in un cassonetto per l’immondizia frammenti di fotocopie di documenti d’identità e codici fiscali.

L’ipotesi degli inquirenti è che Alessandro Cataldo abbia acquistato dei voti al prezzo di 50 euro l’uno per far rieleggere alle amministrative del 2021, come poi effettivamente accaduto, il sindaco di Triggiano Antonio Donatelli e altri due consiglieri comunali, al momento non sopposti a misure dei cautelari.

Quanto al Comune di Grumo Appula, invece, l’obiettivo sarebbe stata la rielezione dell’allora assessore alla Sicurezza e alla Polizia Municipale Nicola Lella, attualmente in carcere.

Il sistema messo in piedi – secondo la Procura – prevedeva che in cambio di 50 euro l’elettore dovesse consegnare una copia dei propri documenti di identità e della scheda elettorale per consentire un preciso conteggio dei voti sezione per sezione.

Duro il commento di Elly Schlein, segretaria del Pd: “La vicenda di Triggiano, se le accuse saranno confermate, è gravissima”, sottolinea la leader dem. “La linea del Partito democratico è molto chiara: non accettiamo voti sporchi. Non tolleriamo voti comprati. Chi pensa che la politica sia un taxi per assecondare ambizioni personali senza farsi alcuno scrupolo non può trovare alcuno spazio nel partito che stiamo ricostruendo, qui deve trovare porte chiuse e sigillate”.

Anche il sindaco di Bari Antonio Decaro è intervenuto sul caso: “È una questione che non mi sorprende”, osserva. “Per primo, durante le ultime elezioni, ho fatto delle denunce circostanziate, ne ho fatte tre. Due di quelle erano per persone che votavano per me, per liste legate al mio nome. Come ho detto più volte – aggiunge il primo cittadino barese – va alzato il livello di guardia, vanno aumentati gli anticorpi, lo devono fare tutte le forze politiche a cominciare da chi amministra. Su questa nuova inchiesta, aspetto di capire l’evoluzione delle indagini e degli arresti di stamattina”.

L’inchiesta della Procura di Bari arriva a pochi giorni dalle primarie del centrosinistra per scegliere il candidato sindaco nel capoluogo pugliese alle elezioni del prossimi giugno. In campo ci sono Michele Laforgia e Vito Leccese. Ma dopo il caos giudiziario di oggi il Movimento 5 Stelle ha annunciato che si sfila dalla competizione pur continuando a sostenere Laforgia.

“Alla prima inchiesta giudiziaria oggi se ne aggiunge una seconda in cui è coinvolto il voto di scambio cosa che noi stiamo denunciando da tempo”, dice il leader pentastellato Giuseppe Conte (pugliese). “Per il M5S non ci sono le condizioni per svolgere serenamente le primarie, riteniamo che le ragioni che ci hanno spinto a sostenere il candidato Laforgia rimangano, anzi si rafforzano”.

“Ci confronteremo anche con gli altri della coalizione per cercare di affrontare la campagna elettorale qui a Bari nel segno di un nuovo inizio, di un rafforzamento dei presidi di legalità, di massima trasparenza. Per noi – continua Conte – questa è una premessa indispensabile per dare il contributo politico, se non c’è noi non ci siamo, lo abbiamo detto sin dall’inizio. Cercheremo di lavorare con altre forze pretendendo le massime garanzie affinché ci siano queste condizioni. Altrimenti non ci siamo”.

L’uscita di Conte non è piaciuta al Pd. “Incomprensibile”, la definiscono fonti del Nazareno. “Se il Movimento 5 stelle pensa di vincere da solo contro la destra proceda pure. Ma abbia rispetto per la città di Bari, per gli elettori di centrosinistra e non pensi di dare lezioni di moralità a nessuno. Il Pd resta al fianco di Bari che ha già dimostrato quanto sia importante il Pd come presidio di legalità e di buona amministrazione. Siamo certi che il Pd insieme al centrosinistra vincerà di nuovo le elezioni contro questa destra”.

LEGGI ANCHE: “L’autonomia differenziata? È la secessione dei ricchi: vi spiego perché”

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