Draghi e Brunetta firmano il patto per la riforma della Pa: lo smartworking entra nel contratto
Oggi la firma dell'accordo con i sindacati. Nei futuri contratti collettivi nazionali dovrà essere definita una disciplina normativa ed economica sul "lavoro agile"
Il presidente del Consiglio Mario Draghi ha firmato oggi il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”, insieme al ministro per la Pubblica amministrazione Renato Brunetta e ai segretari generali dei sindacati Cgil, Cisl e Uil. Il patto è il primo passo per una riforma che punta al potenziamento della Pa attraverso la “semplificazione dei processi” e a “un massiccio investimento nel capitale umano”. Il ministro Brunetta ha annunciato che venerdì convocherà le confederazioni sindacali per avviare in tempi brevi il negoziato per il rinnovo contrattuale del pubblico impiego.
“Con la firma di oggi vogliamo mettere le basi per la costruzione di una nuova Italia, partendo dalle intuizioni di Carlo Azeglio Ciampi per avviare un percorso che investa sulle parti sociali, sull’innovazione”, ha sottolineato il ministro per la Pubblica Amministrazione Renato Brunetta alla cerimonia di sottoscrizione. “È lo spirito di allora che bisogna recuperare e che ricordo personalmente per l’onore che ho avuto di poter dare il mio contributo come consigliere della presidenza del Consiglio di allora”.
Draghi: “Tengo a dialogo sindacati, nuove professionalità nella Pa”
“Ci tengo al dialogo e al confronto con i sindacati”, ha detto Draghi aprendo il suo intervento questa mattina. “La pandemia e il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza, ndr) richiedono nuove professionalità. Lo smart working ha cambiato il modo di lavorare. Bisogna investire in formazione”, ha aggiunto. “Quindi nuove forme di lavoro, nuove professionalità, che a loro volta chiedono nuovi investimenti e nuove regole. Questo è quello che cominciamo oggi. Il patto di oggi è importante ma è solo un primo passo. Molto, se non quasi tutto, resta da fare”.
Draghi ha sottolineato che “l’età media del pubblico impiego è di 51 anni. Nel 2001 era di 43 anni. Nel settore pubblico c’è molto da fare, perché se i servizi pubblici non funzionano, si crea una società più ingiusta”. Il presidente del Consiglio non ha dimenticato nel suo intervento “il sacrificio di medici, infermieri, insegnanti e forze dell’ordine nel fornire servizi essenziali”.
Dopo la firma del Patto, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini ha commentato: “Non si tratta solo di concertazione su temi generali. Qui si contratta sulle cose concrete, specifiche. Dal punto di vista politico non ci sono dubbi: come ai tempi del Governo Ciampi, giunge dal Governo Draghi una esplicita volontà di dialogo con i sindacati”.
Il segretario generale della Cisl Luigi Sbarra ha parlato di “un accordo che guarda al presente per vincere la sfida immediata della pandemia e della crisi occupazionale cogliendo appieno le difficoltà per rispondere immediatamente ai bisogni della società”.
“In uno stato democratico la Pubblica Amministrazione garantisce ogni giorno i servizi essenziali”, commenta il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri. “Ecco perché rafforzare i servizi pubblici significa garantire pari opportunità e pari diritti. Abbiamo sottoscritto un accordo importante che risponde alle nostre esigenze”.
Cosa prevede il patto per la riforma della Pubblica Amministrazione
L’accordo per la riforma della Pubblica Amministrazione predispone una cornice all’interno della quale lavorare per poi negoziare sui singoli temi. Tra i temi al centro del documento ci sono la formazione, la digitalizzazione, lo sblocco dei concorsi, l’utilizzo dello smart working una volta che si esaurirà l’emergenza dettata dalla pandemia, le relazioni sindacali, il welfare contrattuale e la revisione dell’ordinamento professionale del settore.
A proposito dello smart working il patto prevede un’indicazione di massima per riportarlo sotto l’egida del contratto (nei mesi di pandemia è stato disciplinato dalla legge). “Con riferimento al lavoro agile”, si legge in una nota di Palazzo Chigi che illustra il piano, “nei futuri contratti collettivi nazionali dovrà essere definita una disciplina normativa ed economica che garantisca condizioni di lavoro trasparenti, che favorisca la produttività e l’orientamento ai risultati, conciliando le esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori con le esigenze organizzative delle pubbliche amministrazioni. Saranno quindi disciplinati aspetti di tutela dei diritti sindacali, delle relazioni sindacali e del rapporto di lavoro quali il diritto alla disconnessione, le fasce di reperibilità, il diritto alla formazione specifica, la protezione dei dati personali, il regime dei permessi e delle assenze”.
“Attraverso i contratti collettivi del triennio 2019-2021″, si legge ancora nella nota, “si procederà alla successiva rivisitazione degli ordinamenti professionali del personale, ricorrendo a risorse aggiuntive con la legge di bilancio per il 2022 e adeguando la disciplina contrattuale ai fabbisogni di nuove professionalità e competenze”. Vengono inoltre implementati gli istituti di welfare contrattuale, soprattutto a sostegno dei genitori, con misure che integrano e implementano le prestazioni pubbliche. Estese al pubblico impiego le agevolazioni fiscali previste finora solo a vantaggio del settore privato. Qui il testo completo del patto.
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