Pnrr: è scontro tra Draghi e Meloni. La leader FdI: “Siamo in ritardo”, ma il premier smentisce
Dopo meno di due settimane dal voto del 25 settembre, giungono voci – poi confermate da pubbliche dichiarazioni – di uno scontro a distanza tra Giorgia Meloni e Mario Draghi: al centro del dissidio ci sarebbe uno dei dossier più complicati e scottanti, ovvero il Recovery Plan. La premier in pectore ha parlato di “evidenti ritardi da recuperare”. Aggiungendo che sarà il suo governo a prendersene la colpa. L’attuale inquilino di Palazzo Chigi le ha risposto in pubblico: “Nessun ritardo sul Pnrr. Il prossimo governo proseguirà il nostro lavoro”. Ma i retroscena dei giornali dipingono un Draghi che in privato è davvero furioso. Non solo per il piano, ma anche per qualcos’altro.
Per la prima volta dalla sera della vittoria elettorale, la premier in pectore marca una distanza netta rispetto al governo Draghi, sia nei toni che nel merito: “Ereditiamo una situazione difficile: i ritardi del Pnrr – afferma – sono evidenti e difficili da recuperare e siamo consapevoli che sarà una mancanza che non dipende da noi ma che a noi verrà attribuita anche da chi l’ha determinata”. Meloni avrebbe anche detto un’altra frase durante l’incontro con i suoi: “Non andrò al Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre. A cosa serve forzare i tempi per un appuntamento in cui si rischia di portare a casa poco, o peggio ancora, un fallimento?”.
“Non ci sono ritardi nell’attuazione del Pnrr: se ce ne fossero, la Commissione non verserebbe i soldi”, ribatte il premier Mario Draghi, in un passaggio del suo intervento a Palazzo Chigi con i ministri e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Roberto Garofoli. La relazione sullo stato di attuazione del Pnrr mette nero su bianco che tutti gli obiettivi ufficialmente sono stati rispettati, ma non solo: alcuni di quelli da raggiungere entro il 31 dicembre sono stati raggiunti in anticipo, proprio in vista del passaggio di consegne per far in modo che un nuovo esecutivo si ritrovasse in una posizione “il più avanzata possibile”. Draghi scende nel dettaglio dei numeri: l’Italia è pronta a ricevere altri 21 miliardi di euro, dopo i 45,9 miliardi (per un assegno complessivo da 48,2 miliardi) ricevuti nel corso dei primi nove mesi del 2022. Il cronoprogramma riscritto da Draghi e da Garofoli un mese fa ribadisce che 21 obiettivi su 55 già raggiunti, altri 8 saranno raggiunti dallo stesso Draghi entro ottobre, gli altri 26 saranno avviati ma dovrà concluderli il prossimo governo.
Nonostante le repliche di Draghi, Meloni sembra decisa a non partecipare al Consiglio europeo. Ma i tempi stringono, specie per la legge di Bilancio. Draghi e Daniele Franco potrebbero intanto presentare già la prossima settimana il Documento programmatico di Bilancio, rispettando la scadenza Ue di metà ottobre ma indicando solo le spese indifferibili. In attesa che si compia la transizione. E che il prossimo governo compia le scelte di politica economica.