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Home » Politica

Troppa burocrazia, poca trasparenza: gli addetti ai lavori bocciano il Pnrr

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Ecco le principali lamentele dei dirigenti, pubblici e privati, alle prese con le procedure del Pnrr

Il 68% dei dirigenti pubblici invoca una semplificazione delle procedure amministrative legate al Pnrr. Il 26% delle imprese chiede maggiori e migliori informazioni per l’accesso ai fondi «come driver necessario per aumentare la portata di questo strumento e la concreta possibilità di giocare un ruolo». Solo il 42% degli addetti ai lavori, fra pubblico e privato, ritiene l’Italia in grado di attuare le riforme e le iniziative previste dal piano. Le percentuali emergono da un sondaggio realizzato da Ernst&Young in collaborazione con l’istituto Swg. Benché l’indagine sia firmata da una delle più importanti società di consulenza del mondo e si occupi della principale leva per il rilancio del Paese – il Piano nazionale di ripresa e resilienza – la notizia non ha trovato molto spazio sui giornali italiani. Secondo la rilevazione, «la percezioni di dirigenti e manager di enti pubblici e imprese appaiono molto distanti tra loro».

In particolare, «le amministrazioni evidenziano un soddisfacente livello di informazione circa i progetti e la modalità di gestione del piano, con un elevato grado di coinvolgimento in tutte le attività». Al contrario le imprese «si pongono con maggiore criticità evidenziandone valori insufficienti, specie sullo stato di avanzamento dei progetti, sulle modalità e le procedure di gestione e attuazione dei progetti e sulle modalità di governance dei finanziamenti». Anche tra i soggetti pubblici, peraltro, sette intervistati su dieci chiedono «a gran voce» di semplificare le procedure, mentre uno su due auspica un «incremento delle forze professionali per consentire una governance efficace». Il 62% degli intervistati – tra dirigenti pubblici e privati – rileva inoltre qualche «criticità circa l’adeguatezza delle riforme previste dal piano», mentre il 39% esprime «dubbi sulla capacità di declinare il Pnrr in modo adeguato rispetto alle principali sfide dell’economia italiana» e il 37% lamenta una «scarsa equità nella distribuzione delle risorse». Se a dirlo è chi, il piano, dovrà realizzarlo concretamente, c’è di che preoccuparsi.

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