Il magistrato che vuole unire la sinistra: intervista a Pietro Grasso
TPI ha intervistato Pietro Grasso, presidente del Senato uscente in corsa il 4 marzo per liberi e Uguali
Pietro Grasso, 73enne presidente del Senato ed ex magistrato antimafia, è il leader di Liberi e Uguali, forza politica formatasi alla sinistra del Partito Democratico dall’unione di diversi movimenti, tra cui Sinistra Italiana di Stefano Fassina e Nicola Fratoianni, Articolo 1 – Movimento Democratico e Progressista, formazione degli scissionisti del PD Pier Luigi Bersani e Roberto Speranza, e Possibile di Pippo Civati.
TPI ha posto a Grasso alcune domande sulle possibili alleanze e sul programma della lista che lo sostiene.
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D’Alema ha detto qualche tempo fa che la sinistra deve smetterla di farsi male da sola. In quest’ottica, pensa che sia ancora possibile trovare un’intesa a livello nazionale con il PD?
La sinistra deve senza dubbio smettere di farsi male da sola, avendo e proponendo delle idee chiare e valide che parlino di lavoro, diritti, futuro sostenibile. Con un profilo programmatico chiaro, poi, si discute con gli altri, ma non con la destra. Ma farsi male, credo, significa anche non parlare mai di contenuti, di cosa vogliamo fare, e sempre di alleanze.
Su una possibile alleanza con il Movimento 5 Stelle c’è stata una divergenza di opinioni con la Presidente Boldrini. Grillo ha chiuso le porte a ogni eventuale futura alleanza. Se Liberi e Uguali dovesse andare al Governo, con chi si potrebbe alleare?
Vale lo stesso argomento che ho usato per il Pd. In Liberi e Uguali discutiamo e prendiamo delle decisioni collegiali ma in questo caso, quando parliamo di alleanze facciamo semplicemente una discussione prematura – tra l’altro andiamo a votare con un sistema elettorale pessimo. Io ho detto: parliamo di programmi, confrontiamoci con le forze politiche e capiamo chi concorda con noi su diritti, lavoro, ambiente.
Il programma dei 5 Stelle, da quel che leggo, contiene molte cose non condivisibili. Ma in quel movimento ci sono molto istanze diverse – penso alle posizioni sull’immigrazione – e, soprattutto, nell’elettorato 5 Stelle ci sono persone che pensano cose diverse, milioni di cittadini con cui è importante parlare.
Università: la vostra proposta di abolire le tasse universitarie è molto interessante per i giovani. Ma che ne pensa dei figli di benestanti che non pagheranno le rette come tutti gli altri?
Viviamo in un mondo dove la formazione, anche quella dei lavoratori con un’occupazione sicura, è la chiave di volta per creare lavoro e competere. Per questa ragione proponiamo di investire risorse nel sistema formativo, dagli asili nido fino all’università, e di rendere il diritto all’istruzione, anche quella superiore, un diritto effettivo ed universale: tutti devono avere le stesse possibilità, mentre oggi, lo dicono i dati, chi nasce in un contesto privilegiato, studia in luoghi migliori e guadagna di più.
È un sistema che moltiplica le diseguaglianze. E come tutti i diritti universali, come la salute e l’istruzione primaria, è giusto pagarli attraverso la fiscalità generale: chi ha di più deve pagare più imposte e contribuire di più anche al finanziamento dell’università per chi ha di meno. Del resto, già oggi, l’università è in larga parte finanziata così e in minima parte con il contributo studentesco. Il costo del mantenimento agli studi, dovuto anche alle tasse alte, ostacola le famiglie che vogliono far studiare i propri figli.