Pd, il ritorno di D’Alema tra le polemiche: “Il partito è guarito dalla malattia del renzismo”
Pd, il ritorno di D’Alema tra le polemiche: “Il partito è guarito dalla malattia del renzismo”
Continuano a far discutere le parole di Massimo d’Alema, pronto a far confluire il suo Articolo Uno nel Partito democratico a quasi quattro anni dalla separazione, dovuta alla difficile convivenza con Matteo Renzi. “La principale ragione per andarcene era una malattia terribile che fortunatamente è guarita da sola diciamo però c’era”, aveva detto D’Alema nel saluti di fine anno via Zoom con altri dirigenti di Articolo Uno. “Credo che oggi pochi potrebbero negare la fondatezza del giudizio sul rischio che quel partito cambiasse completamente natura, nell’epoca renziana”, il pensiero dell’ex presidente del Consiglio, presto finito su YouTube, che ha scatenato reazioni dure da parte di esponenti di Italia Viva, ma anche nel Partito democratico. Trovo davvero offensivo e sbagliato definire gli avversari politici come malattie. Di una persona, di un gruppo dirigente, di una stagione e di una comunità non direi mai malattia”, ha detto l’attuale deputato del Pd Filippo Sensi, ex portavoce di Renzi a Palazzo Chigi.
“Tra questo rientro e l’alleanza strategica con Conte, Bonafede e Toninelli sono contento che il nostro futuro sia altrove”, le parole di Ettore Rosato, presidente di Italia viva, già capogruppo del Pd alla Camera quando Renzi era segretario.
Anche l’attuale segretario del Pd, Enrico Letta non ha esitato a replicare a D’Alema. “Nessuna malattia e quindi nessuna guarigione. Solo passione e impegno”, ha detto in un tweet.
A far discutere però non sono solo le parole che l’ex presidente del Consiglio ha rivolto al suo rivale, ma anche la posizione chiara espressa sull’ipotesi di eleggere Mario Draghi come prossimo presidente dello Repubblica. “L’idea che il presidente del Consiglio si auto-elegga capo dello Stato e nomini un altro funzionario del ministero del Tesoro al suo posto, mi sembra una prospettiva non adeguata per un grande paese democratico come l’Italia”, il giudizio tranchant dato da D’Alema nella videochiamata, in cui era presente anche Roberto Speranza, ministro della Salute nel governo Draghi.
“La cosa che mi ha impressionato di più, in queste settimane che abbiamo alle spalle, non è il fatto che abbiamo al governo Draghi, questa è una condizione di necessità”, ha continuato, “ma il tipo di campagna culturale che ha accompagnato questa operazione, quello che scrivono i giornali sulla necessità di sospendere la democrazia e di affidarsi a un potere altro, che altro non è se non il potere della grande finanza internazionale”.
Parole dure, accompagnate da un invito a “un ritorno in campo della politica” già “a partire dall’elezione del capo dello Stato”. “Probabilmente non è plausibile che ancora una volta sia il centrosinistra a dare le carte, lo abbiamo fatto per molti anni, ma i rapporti di forza erano diversi. Però bisogna cercare di fare in modo che venga fuori una soluzione che riapra il campo della politica, anche se dovrà essere una soluzione di compromesso”.
Secondo quanto riporta La Stampa, D’Alema sarebbe favorevole a far rimanere Draghi a palazzo Chigi ed eleggere al Quirinale un candidato istituzionale come Giuliano Amato o rinnovare il mandato a Mattarella, con il sostegno di Forza Italia e probabilmente di Lega e Fratelli d’Italia. Di diverso avviso Enrico Letta, che secondo il Corriere della Sera, considera l’elezione di Draghi al Colle “una possibilità e una opportunità” ed è stato “irritato” per la parole di D’Alema, che lo vedrebbero su questo fronte strano alleato di Renzi, altro sponsor della permanenza dell’ex presidente della Banca centrale europea alla guida del governo.