Costituente Pd, Elly Schlein scende in campo: “Ci sono, ma serve un percorso collettivo”
Elly Schlein annuncia la sua adesione al percorso costituente del Pd, rendendosi di fatto disponibile a candidarsi alla segreteria. “Ci sono, ma serve un percorso collettivo”, dichiara in una diretta Instagram sul suo profilo, in cui ha assicura di non voler restare a guardare perché “c’è già una nuova classe dirigente che aspetta un’opportunità”. Per l’ex vicepresidente della Regione Emilia Romagna neo eletta alla Camera, forse l’opportunità “è proprio questa”. “Ascolterò le tante reti che ci sono in questa società. Non è oggi il momento di avanzare corse solitarie, ma è il momento di costruire una visione collettiva insieme”, dice Schlein.
Insomma, la candidatura non è ufficiale, ma la disponibilità a farsi portavoce e rappresentare una nuova classe dirigente che si sostituisca a quella dimissionaria, che ha perso le elezioni e ha difficoltà a stringere alleanze in vista delle prossime regionali, è chiara. “Diamoci un appuntamento. Riconciliamoci con i mondi fuori che non si sono sentiti accolti”, aggiunge la parlamentare. “Finora non ho voluto alimentare un processo troppo schiacciato sui nomi. Ho visto anche il mio circolare e ho parlato con tante e tanti di voi di cosa serve per sciogliere i nodi irrisolti e le contraddizioni di questi anni. Io trovo molto significativa l’apertura di un processo costituente e ricostituente del Pd dopo la botta delle elezioni”.
“È un gesto non scontato. Non serve solo una frettolosa corsa a cambiare il gruppo dirigente, ma una riflessione larga e aperta su cosa vogliamo diventare. A me interessa aderire a questo percorso per portare un contributo di proposte. Non certo da sola, ma con tante e tanti altri che hanno condiviso queste proposte”, continua Schlein.
“Teniamoci strette e teniamoci stretti. Non ho mai creduto che le traiettorie individuali possano cambiare le cose, sono le traiettorie collettive che contano. Affolliamo questo percorso, dobbiamo essere parte del cambiamento. Qui si apre una occasione nuova. Nove anni fa non ci fu l’apertura e l’intelligenza di fare autocritica, per riconnettersi con i bisogni essenziali delle persone. Se si apre una opportunità di questo tipo che facciamo? Stiamo a guardare? Io credo di no. Dobbiamo rimettere in discussione tutto. L’unico modo per riuscirci è vivere questo cambiamento. Serve una casa comune”, prosegue la ex europarlamentare, e sottolinea la volontà di riallacciare i fili tra i gruppi della società civile e il partito.
Sulla rappresentanza di genere, invita a “scalzare le dinamiche di cooptazione” attribuite anche alla suo percorso, accuse che spesso “l’hanno fatta sorridere”. “In questo Paese ancora si fa fatica a pensare che una donna possa farsi strada senza che ci sia un uomo che la spinge da dietro. Finora ho sempre rifiutato la cooptazione, non le seguirò certo adesso. C’è già una nuova classe dirigente, se le si da una occasione. Forse è proprio questa.” La deputata definisce poi “irresponsabile” le divisioni che vedranno di nuovo correre in solitaria le forze di centrosinistra alle elezioni regionali in Lazio e in Lombardia.
Il nome dell’ex vice-governatrice potrebbe competere con quello di Stefano Bonaccini, il quale è stato evocato più volte in vista delle primarie di marzo, prefigurando un derby in casa: il governatore emiliano romagnolo potrebbe contendersi la segretaria con la sua ex vicepresidente. Alla corsa dovrebbe partecipare anche Paola De Micheli, ex ministro dei Trasporti che già un mese fa ha annunciato la volontà di candidarsi. Solo due dei tre potranno partecipare però alle primarie del Pd del 12 marzo, come da statuto riformato dall’ex segretario Nicola Zingaretti. Prima di allora restano ancora molti passaggi, tra cui l’assemblea nazionale, che dovrà fissare le regole della contesa congressuale, e il voto nelle sezioni, durante il quale verranno selezionate le candidature: solo i primi due classificati nel voto degli iscritti, appunto, accederanno al ballottaggio.