Il Parlamento Ue condanna Italia, Ungheria e Polonia per la retorica anti Lgbtq+
Parlamento Ue condanna Italia, Ungheria e Polonia per retorica anti Lgbtq
Nuovo schiaffo del Parlamento Ue all’Italia: a Strasburgo, infatti, nella mattinata di giovedì 20 aprile è stato approvato un emendamento presentato dai Verdi che “condanna fermamente la diffusione di retorica anti-diritti, anti-gender e anti-Lgbtiq da parte di alcuni influenti leader politici e governi nell’Ue, come nel caso di Ungheria, Polonia e Italia”.
Il nostro Paese, dunque, viene associato ai due Paesi sovranisti già condannati in passato dall’Unione Europea per procedure antidemocratiche e lesive dello stato di diritto.
L’emendamento è stato approvato con 282 voti a favore, 235 contrari e 10 astenuti. Oltre ai Verdi, hanno votato a favore i socialisti di S&D, la Sinistra e i liberali di Renew. Ma, calcoli alla mano, è probabile che anche diversi parlamenti del Ppe abbiano votato l’emendamento.
Di recente, quindici paesi dell’Unione Europea hanno deciso di partecipare al ricorso della Commissione Ue contro la legge ungherese anti Lgbtq+.
Una causa legale contro la legge sulla protezione dell’infanzia, considerata come un attacco alla comunità gay. Tra i vari Paesi anche la Germania e la Francia, mentre nella lista non c’era l’Italia.
Nel dettaglio, si trattava di Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Austria, Irlanda, Danimarca, Malta, Spagna, Svezia, Finlandia, Slovenia, Francia, Germania e Grecia, che insieme al Parlamento europeo agiranno come parti terze nella causa intentata lo scorso anno dalla Commissione europea.