Parlamento: ecco quando la maggioranza relativa non basta ma è necessaria quella assoluta
Parlamento: ecco quando serve la maggioranza assoluta alla Camera e al Senato
In questi giorni in cui imperversa la crisi di governo si fa un gran parlare della differenza tra maggioranza assoluta e maggioranza relativa in Parlamento: ecco quando serve la maggioranza assoluta e quali sono i casi in cui è necessario raggiungerla sia alla Camera che al Senato.
Maggioranza relativa alla Camera e al Senato: cosa significa e cosa comporta
La maggioranza cosiddetta “relativa” altro non è che la maggioranza dei presenti nelle due aule del Parlamento, Camera e Senato. Si tratta, quindi, del numero corrispondente alla metà + 1 dei membri di ciascuna Camera che risultino presenti in aula al momento del voto.
La maggioranza relativa è richiesta per la validità della maggior parte delle deliberazioni parlamentari, incluso il voto di fiducia al governo. Il numero della maggioranza relativa, quindi, cambia a seconda dei presenti in Parlamento, a patto che, così come scritto sulla Costituzione, in aula vi sia sempre un numero minimo di presenti, il cosiddetto numero legale, che corrisponde alla maggioranza +1 dei componenti.
Quando è richiesta la maggioranza assoluta in Parlamento
La maggioranza assoluta consiste nella metà + 1 dei membri che compongono ciascuna ala del Parlamento. Alla Camera, quindi, dove si contano 630 deputati, la maggioranza assoluta dei componenti è basata su 315 + 1 (316) membri. Al Senato, composto da 320 senatori, per raggiungere la maggioranza assoluta è necessario ottenere 160 + 1 (161) membri.
Ma quando è necessaria la maggioranza assoluta? Solo in pochi e determinati casi, come, ad esempio, per l’approvazione del regolamento di Camera e Senato o lo scostamento dal pareggio di bilancio che proprio mercoledì 20 gennaio arriverà alla Camera, oppure per rinviare a giudizio i ministri. La maggioranza assoluta è richiesta anche per l’elezione del presidente della Repubblica, dal quarto scrutinio in poi, qualora nelle prime tre votazioni non venga raggiunta la maggioranza qualificata dei due terzi del Parlamento (in questa occasione riunito in seduta comune).
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