Chi è Paolo Savona, nuovo ministro degli Affari europei nel governo Conte
Viene considerato euroscettico per le sue posizioni critiche verso l'Europa. Ecco cosa pensa della moneta unica e di Bruxelles
Nella serata di giovedì 31 maggio il premier in pectore Giuseppe Conte ha presentato al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la lista dei ministri del governo che andrà a guidare, sostenuto da Movimento Cinque Stelle e Lega.
La nascita dell’esecutivo è stata resa possibile dall’accordo raggiunto tra i leader dei due partiti, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, e il capo dello Stato sulla rinuncia a nominareministro dell’Economi l’economista Paolo Savona, contestato per via delle sue posizioni su Unione europea ed euro.
Savona farà comunque parte del nuovo governo, ma con un ruolo diverso: quello di ministro degli Affari europei.
Al suo posto è stato nominato ministro dell’Economia il professor Giovanni Tria, ordinario di economia politica all’Università Tor Vergata di Roma e presidente della Scuola Nazionale dell’Amministrazione.
Qui abbiamo raccolto la lista completa dei ministri del nuovo governo Lega-5 Stelle.
Chi è Paolo Savona
Dopo l’inizio di carriera in Banca d’Italia, Savona è stato direttore generale di Confindustria e ha ricoperto vari incarichi istituzionali.
È stato anche ministro dell’Industria e al riordino delle partecipazioni statali nel governo Ciampi.
Ha insegnato Politica economica ed è vicepresidente dell’Aspen Institute Italia.
Savona ha affiancato Guido Carli quando da ministro del Tesoro firmò per l’Italia il trattato di Maastricht, e sin dal 1992 si è espresso in modo molto critico rispetto ai parametri stabiliti dal trattato, che sono secondo lui troppo rigidi e privi di base scientifica.
Non si definisce antieuropeista, dice di essere per l’Europa unita, ma critica le élite di Bruxelles e la moneta unica.
“L’Euro ha dimezzato il potere d’acquisto degli italiani, anche se le autorità lo negano”, si legge in un passaggio dell’autobiografia di Savona, in uscita a breve, anticipato dalla Stampa.
Savona è critico verso l’ex presidente del Consiglio Mario Monti, che definisce “portabandiera del servilismo agli interessi dei poteri dominanti”.
Accusa inoltre anche il governatore della Bce Mario Draghi e della Banca d’Italia Ignazio Visco di aver contribuito a chiudere l’Italia nella “gabbia europea”.
Ritiene infatti che l’euro e l’Ue siano “creazioni della Germania”, ideati “per controllare e sfruttare in maniera “coloniale” gli altri paesi europei”.
“La Germania non ha cambiato la visione del suo ruolo in Europa dopo la fine del nazismo, pur avendo abbandonato l’idea di imporla militarmente”, si legge nelle anticipazioni della sua autobiografia. “Per tre volte l’Italia ha subito il fascino della cultura tedesca che ha condizionato la sua storia, non solo economica, con la Triplice alleanza del 1882, il Patto d’acciaio del 1939 e l’Unione europea del 1992. È pur vero che ogni volta fu una nostra scelta. Possibile che non impariamo mai dagli errori?”.
Per lui l’euro è “una creatura biogiuridica costruita male”, subordinata a “élite che illudono i popoli”.
Savona sostiene cheGuido Carli e Ciampi sapessero che l’Italia non era pronta a entrare nell’euro, ma “non volevano rimanere fuori dalla porta”. Erano convinti che il tempo avrebbe migliorato la situazione, che invece è peggiorata.
Non esclude l’idea che l’Italia possa uscire dall’Ue o dall’Eurozona, ma ritiene che questa eventualità debba essere attentamente preparata.
“Se l’Italia decidesse di seguire il Regno Unito – ma questa scelta va seriamente studiata –”, ha scritto Savona, “essa attraverserebbe certamente una grave crisi di adattamento, con danni immediati ma effetti salutari, quelli che ci sono finora mancati: sostituirebbe infatti il poco dignitoso vincolo esterno con una diretta responsabilità di governo dei gruppi dirigenti”.