“Patto elettorale con un capomafia”: arrestato candidato al Consiglio comunale di Palermo con Forza Italia
A pochi giorni dalle votazioni per le elezioni amministrative 2022 un candidato al Consiglio comunale di Forza Italia, Pietro Polizzi, è stato arrestato su disposizione del gip con l’accusa di voto di scambio politico-mafioso insieme al costruttore Agostino Sansone, 73 anni, e al suo collaboratore Manlio Porretto. A far scattare le indagini e la richiesta del pm alcune intercettazioni e altri elementi raccolti nelle ultime settimane, da cui si evince che Polizzi aveva fatto un patto con la criminalità organizzata e i boss dell’Uditore – tra le più potenti famiglie mafiose – per recuperare numeri utili per garantirsi il successo alle elezioni.
“Se sono potente io, siete potenti voialtri!”, diceva Polizzi un mese fa a Gaetano Manlio Porretto, incensurato ma secondo gli inquirenti intraneo a Cosa nostra, e a Sansone, già arrestato per mafia, il cui nome in passato era stato accostato proprio a quello di Totò Riina perché il fratello, fra le altre cose, avrebbe dato ospitalità al boss di Corleone negli ultimi mesi della sua latitanza.
Per la Procura, dagli scambi emergerebbe nitidamente il presunto accordo, “un vero e proprio progetto criminale concreto ed effettivo”. Ricostruzione che il gip Alfredo Montalto ha ritenuto fondata, tanto da disporre l’arresto dei tre. Polizzi, 52 anni, si era candidato anche alle scorse amministrative collezionando poco più di 600 voti con “Uniti per Palermo” (lista che sosteneva Orlando) e nel 2008 era stato eletto consigliere alla Provincia con l’Udc. Quest’anno avrebbe corso a sostegno del candidato unitario di centrodestra Roberto Lagalla, ex rettore dell’Università, che dopo l’arresto ha dichiarato: “La mafia stia lontano dalla mia porta” e si è congratulato con la procura “per la celerità delle indagini, segno di un impegno attento a tutela della libertà del voto”.
Per il coordinatore regionale di Forza Italia, Gianfranco Micciché, la candidatura di Polizzi è stata “un errore commesso in buona fede”, “di cui mi assumo la responsabilità e di cui chiedo scusa innanzitutto ai nostri elettori”, ha dichiarato l’esponente azzurro. “Polizzi ha causato un danno di immagine a Forza Italia, e se dovesse essere rinviato a giudizio, Forza Italia si costituirà parte civile”, ha aggiunto in una note Micciché. Ma l’arresto ha inevitabilmente causato un terremoto, con la candidata in ticket con Polizzi che si è ritirata dalla corsa affermando di “non avere più la voglia di proseguire” e che “non accetterebbe mai voti del genere”.
Il marito, vicepresidente dell’Ast Eusebio Dalì, è finito nel mirino perché proprio il suo nome viene citato da Polizzi in una delle conversazioni intercettate. “Con mio zio Eusebio (Dalì che tuttavia non è suo parente, ndr), ho fatto un sacco di cose all’Ast. Quando hai bisogno all’Ast…”, diceva Polizzi, che definiva Mazzarino la “candidata di Micciché”. La partecipata regionale che si occupa del trasporto extraurbano è al centro di un’altra inchiesta per corruzione
“Chi ambisce a fare il sindaco di Palermo non può dire non conosco un candidato di una lista che ha firmato – ha commentato il responsabile Enti locali del Pd Francesco Boccia – Queste erano le scuse penose che venivano rappresentate nei momenti più tragici della storia palermitana. Non aver preso le distanze dalla cultura mafiosa rappresentata da molti suoi sostenitori è stata per Lagalla una scelta di campo. Oggi dice che non conosceva Pietro Polizzi, domani cosa dirà? Che non conosceva quelli che hanno avvicinato l’amministrazione per un appalto o per un servizio pubblico? Palermo ha bisogno di posizioni nette”.
Durissimo anche il commento del presidente della commissione Antimafia Nicola Morra, che si appresta a depositare la lista dei candidati impresentabili dopo avere effettuato una scrematura dei nomi in lista a Palermo.