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Home » Politica

Obbligo vaccinale, Salvini contro Draghi: ma nella Lega in molti stanno col premier

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Le parole del presidente del Consiglio Mario Draghi in conferenza stampa segnano il primo evidente strappo tra Salvini e governo: il premier si dice a favore dell’obbligo vaccinale e alla somministrazione della terza dose, oltre ad anticipare che il suo governo è orientato ad estendere il green pass. Prese di posizione nette che si scontrano con quanto auspicato pubblicamente dal leader leghista.

Il segretario leghista non commenta direttamente le parole del premier ma non deve aver gradito anche la strenua difesa del premier dell’operato della ministra Luciana Lamorgese e la forte critica a chi mette in discussione l’accoglienza dei profughi dall’Afghanistan, altri temi ‘sensibili’ per il partito del senatore milanese.

Da parte del leader della Lega non arriva un commento diretto alla conferenza stampa di Draghi. In una nota di partito, però, si ribadisce la contrarietà all’obbligo vaccinale: “Più di 38 milioni di italiani hanno già liberamente scelto e completato il ciclo vaccinale, oltre il 70% della popolazione sopra i 12 anni, a cui si aggiungono 5 milioni di cittadini guariti. La Lega era e rimane contro obblighi, multe e discriminazioni, ricordando che in nessun Paese europeo esiste l’obbligo vaccinale per la popolazione”, si legge.

Claudio Borghi, che mercoledì in commissione Affari sociali aveva dato voto contrario al green pass: “Abbiamo votato, siamo in minoranza e va bene così. Quel che mi fa uscire dai gangheri è quando le posizioni vengono assunte senza che nemmeno ci facciano votare”.

Nella conferenza stampa che si tiene il giorno dopo il voto sfavorevole sul green pass in commissione alla Camera, allo stesso tempo, però, Draghi auspica un incontro con Lamorgese e il predecessore, definendola una occasione “interessante”, e non si sottrae a riconoscere pubblicamente la leadership di Salvini.

“Cerco di non fare distinzioni nei partiti, perché se vado in questa direzione ogni partito ha tre, quattro, cinque, sei anime. Allora, prima di decidere ogni cosa bisognerebbe sentirle, è capitato, e vi assicuro non è piacevole. La Lega è una, ha un capo che è Salvini e basta”, puntualizza il premier, rispondendo a chi gli chiede se preferisce la Lega di Salvini o quella, ritenuta più moderata, di Giancarlo Giorgetti, suo ministro dello Sviluppo economico.

Resta il fatto che il presidente del Consiglio non ha dato gran soddisfazione al capo leghista. Certo, la cabina di regia chiesta nei giorni scorsi ci sarà. Eppure, non soltanto resta da capire se sarà nella forma indicata da Salvini, ma soprattutto servirà a decidere le estensioni del green pass: “A chi e con quale rapidità, non se ciò avverrà” precisa Draghi.

L’altro problema con cui deve vedersela Salvini è che la sua posizione di lotta è guardata con una certa perplessità da un pezzo di Lega che conta: in primis il ministro Giancarlo Giorgetti, ma poi soprattutto i presidenti di Regione del nord, Luca ZaiaAttilio Fontana e Massimiliano Fedriga. Il nord, appunto: il più colpito dal Covid-19 e che si aggrappa ai vaccini per far ripartire l’economia a pieno regime. “Basta con lo star dietro alle menate di quattro scappati di casa no vax, imprenditori e commercianti ci chiedono di lavorare e per questo spingere sui vaccini, unico modo per uscire dall’epidemia, niente altro”, afferma a Repubblica una fonte leghista.

Ma il fronte leghista lombardo, cuore pulsante del leghismo vecchio e nuovo, è agitato anche dalla rivendicazione della propria vicinanza al mondo del neofascismo locale di Max Bastoni, storica figura del Carroccio milanese e legato a doppio filo a Lealtà e Azione. “Sono un antifascista, democratico e liberale”, la risposta di Fontana. Oppure Gianmarco Senna, consigliere regionale che fa ticket con Annarosa Racca, la farmacista nominata capolista della Lega a Milano, anch’egli molto vicino a Salvini ma pure alla comunità ebraica: “Penso che se vogliamo rappresentare i ceti produttivi, se vogliamo competere con Pd e 5 Stelle sui temi oggi che stiamo al governo, il nostro spazio politico deve essere un altro e la verità è che stiamo andando proprio in questa direzione”.

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