La mostra sul futurismo e il curatore che si paragona a Boccia: ecco cos’altro rivelerà Report sul Ministero della Cultura
Ci sarebbe la mostra sul futurismo in programma alla Gnam, la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, al centro del “secondo caso Boccia” che il programma tv Report – come annunciato dal conduttore Sigfrido Ranucci – rivelerà nella puntata che andrà in onda dopodomani, domenica 27 ottobre, su Rai Tre. E, come annunciato da Ranucci, il caso coinvolge in parte anche l’attuale ministro della Cultura Alessandro Giuli, che resta al centro delle polemiche anche dopo le dimissioni del suo capo di gabinetto Francesco Spano.
Secondo quanto scrive oggi il quotidiano La Repubblica, nella sua inchiesta Report ripercorrerà la complessa genesi della mostra, la cui inaugurazione – originariamente prevista per il 30 ottobre – è slittata al 3 dicembre, e mostrerà come nell’organizzazione dell’esposizione ci siano state forti pressioni politiche da parte di esponenti di Fratelli d’Italia.
Andando con ordine, nel 2023 sarebbe stato Giuli, all’epoca presidente del Maxxi, il primo a impostare una mostra sul futurismo nel “suo” museo, affidando l’incarico al curatore Fabio Benzi, che in quegli stessi mesi si era occupato di un’analoga esposizione nei Paesi Bassi.
Ma l’allora ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano si sarebbe opposto al nome di Benzi: secondo quest’ultimo il ministro avrebbe preteso che la mostra fosse organizzata da qualcuno “della sua parte politica”. Il progetto viene così affidato ad Alberto Dambruoso, autore di un libro sul pittore futurista Umberto Boccioni, e al giornalista del quotidiano Il Tempo Gabriele Simongini.
Sangiuliano mette in piedi un comitato scientifico per tenere comunque in mano le redini dell’evento: tra i membri, c’erano anche Giuli e il vignettista Federico Palmaroli, noto soprattutto per la serie satirica “Le più belle frasi di Osho”.
A quel punto, secondo Report, sarebbero partite delle pressioni per far inserire nella mostra i quadri del gallerista romano Fabrizio Russo, che il programma tv di Rai Tre immortala mentre fa il saluto romano e che viene indicato come vicino al presidente della Commissione Cultura Federico Mollicone, importante esponente di Fratelli d’Italia. Ci sarebbe però un problema: le opere di Russo risalgono agli anni Cinquanta del secolo scorso, mentre il Futurismo è collocato tra gli anni Dieci e Trenta.
In una chat, il curatore Simongini avverte: “Chi non si adegua rischia. Perché loro sono lo Stato”. Dopodiché l’altro curatore Dambruoso viene licenziato. A comunicargli il licenziamento è il capo segreteria del ministro Sangiuliano, Emanuele Merlino, figlio di Mario Merlino, storico militante del movimento neofascista Avanguardia Nazionale.
“La mia situazione non è molto dissimile da quella di Maria Rosaria Boccia. Anch’io ho ricevuto un incarico che non è stato poi formalizzato”, è lo sfogo di Dambruoso ai microfoni di Report.
Intanto, nella giornata di ieri, il ministro Giuli avrebbe avuto un colloquio telefonico con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel quale avrebbe evocato la possibilità di dimettersi a causa dello strisciante scontro interno con il sottosegretario della premier Giovanbattista Fazzolari, il quale peraltro nega qualsiasi attrito.
“Dobbiamo rallentare. Trovare soluzioni, collaborare. Evitare che questa storia ci sfugga di mano e metta in difficoltà il governo”, sarebbe stata la riposta di Meloni, che a questo punto prova a gettare acqua sul fuoco.