Chi è Nino Di Matteo, il più votato al quarto scrutinio dopo Sergio Mattarella
Durante la quarta votazione per il Presidente della Repubblica il più votato dopo Sergio Mattarella (a cui sono andati 166 voti) è stato il magistrato Nino Di Matteo, a cui ne sono andati 56. Uno scrutinio in cui ha pesato molto il numero di astenuti, ben 441, e delle schede bianche, pari a 261. Nell’ultimo caso si è trattato per la maggior parte di voti del Pd e di una parte del M5S; gli astenuti sono stati invece i delegati del centrodestra. Sono state espresse meno preferenze per i singoli candidati, ma a Di Matteo sono andati i voti destinati, fino a ieri, all’ex vicepresidente della Corte Costituzionale Paolo Maddalena, espressi in gran parte da fuoriusciti del M5S.
Ma chi è Nino Di Matteo? Nino Di Matteo è un magistrato italiano. Nato a Palermo nel 1961, è sotto scorta dal 1993 per le sue indagini sulle stragi di mafia. È presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati di Palermo dal 2012. La sua vita scolastica è iniziata tra i banchi del liceo Classico l’Istituto Gonzaga del capoluogo siciliano. Dopo la maturità si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Palermo. È entrato in magistratura nel 1991 come sostituto procuratore presso la DDA di Caltanissetta.
Divenuto pubblico ministero a Palermo nel 1999, ha iniziato a indagare sulle stragi di mafia in cui sono stati uccisi Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e gli agenti delle rispettive scorte, oltre che sugli omicidi di Rocco Chinnici e Antonino Saetta; per l’omicidio Chinnici ha rilevato nuovi indizi sulla base dei quali riaprire le indagini e ottenere in processo la condanna anche dei mandanti, riconosciuti in Ignazio e Antonino Salvo, mentre per l’omicidio Saetta ottenne l’irrogazione del primo ergastolo per Totò Riina. Nel 2019 è stato eletto consigliere del Consiglio superiore della magistratura.
Nei giorni in cui la candidatura di Silvio Berlusconi al Quirinale ha preso quoto, Di Matteo si è sempre detto contrario. “Volevo ricordare – ha dichiarato ospite del programma Mezz’ora in più, su Rai 3 – ed è un dato di fatto che in una sentenza definitiva della Corte d’appello ma con il bollo della Corte di Cassazione, che ha condannato per concorso in associazione mafiosa Marcello Dell’Utri, è sancito che Dell’Utri, all’epoca non senatore, fu intermediario di un accordo stipulato nel 1974 e rispettato da entrambe le parti fino al 1992 tra le famiglie di vertice della mafia palermitana e dall’allora imprenditore Silvio Berlusconi”.