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Moscopoli, tutta la storia sui presunti fondi russi alla Lega che travolge Salvini e Savoini

Immagine di copertina
Matteo Salvini e Gianluca Savoini a Mosca

La ricostruzione del caso finito al centro della politica italiana

Moscopoli, tutta la storia sui fondi russi alla Lega

Un’inchiesta giornalistica di Report andata in onda la sera di lunedì 21 ottobre ha riacceso i riflettori sul caso Moscopoli, su un incontro all’hotel Metropol di Mosca del 2018 in cui si parlava di fondi russi da far arrivare alla Lega. La presunta trattativa negli ultimi mesi ha travolto il leader del partito, Matteo Salvini. Alla trattativa in Russia infatti ha partecipato uno storico rappresentante della Lega, Gianluca Savoini, in un periodo in cui Salvini era vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno. Qui ricostruiamo tutta la storia in pochi punti.

Incontro a Mosca. Al centro del caso Moscopoli c’è un incontro avvenuto all’hotel Metropol di Mosca il 18 ottobre 2018 tra una delegazione italiana guidata da Savoini, presidente dell’associazione Lombardia Russia e collaboratore di Salvini, e faccendieri russi e membri dell’establishment del presidente russo Vladimir Putin, per una compravendita di petrolio che avrebbe consentito di far arrivare fondi russi alla Lega.

Inchiesta di BuzzFeed. La vicenda è esplosa il 10 luglio scorso, quando il sito d’informazione americano BuzzFeed ha pubblicato un’inchiesta sulla trattativa segreta.

Inchiesta dell’Espresso. In realtà il contenuto dell’inchiesta giornalistica di BuzzFeed era già noto da tempo. Un’inchiesta sull’incontro a Mosca per un finanziamento della Lega, firmata dai giornalisti Giovanni Tizian e Stefano Vergine, era già stata pubblicata a febbraio ne Il Libro Nero della Lega e anticipata dall’Espresso.

Italiani al Metropol. All’incontro all’hotel Metropol erano presenti sei presone: tre russi e tre italiani. Insieme a Savoini c’erano anche l’avvocato Gianluca Meranda, cofondatore e partner di uno studio legale internazionale specializzato anche nel diritto d’affari, che si definisce avvocato internazionalista con esperienza ultraventennale, e Francesco Vannucci, un collaboratore di Meranda, ex bancario, ex dipendente del Monte dei Paschi di Siena.

Uno dei tre russi non è mai stato identificato. Gli altri due sono Andrey Kharchenko, primo segretario dell’ambasciata russa in Italia, e Iyaa Andreevich Yakunin, legato a Vladimir Pligin, avvocato d’affari e politico vicino al presidente Putin.

Fondi russi. Al centro dell’incontro c’era, in particolare, la compravendita di petrolio a prezzo scontato che avrebbe consentito di far arrivare alla Lega circa 65 milioni di dollari. I soldi sarebbero serviti al partito di Salvini per finanziare la sua campagna elettorale per le elezioni europee del 2019. Il denaro non è mai stato scovato. Non ci sono prove che il finanziamento ci sia stato. Ci sono prove, esposte dalle inchieste giornalistiche, dell’esistenza della trattativa.

Inchiesta giudiziaria. Per far luce su Moscopoli è in corso un’inchiesta della magistratura italiana. La Procura della Repubblica di Milano indaga per corruzione internazionale. Gli indagati sono tre. Sono indagati con l’accusa di aver trattato per finanziare con soldi russi il partito di Salvini Savoini e gli altri due italiani presenti al Metropol. Con i magistrati Savoini si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Inchiesta di Report. L’inchiesta giornalistica di Report, firmata da Giorgio Mottola, ha dimostrato con immagini video che Salvini era a Mosca negli stessi Savoini partecipava agli incontri in cui si trattava per far arrivare soldi alla Lega. Ma il servizio della trasmissione condotta da Sigfrido Ranucci contiene anche un’importante testimonianza, quella del giornalista Gigi Moncalvo, dal 2002 al 2004 direttore del quotidiano leghista La Padania, dove lavoravano sia Salvini che Savoini. Il rapporto tra i due – ha raccontato – “era un rapporto di grande complicità, di grande familiarità, li definirei ‘due autentici compagni di merende’”.

Europee 2019. L’inchiesta di Report ha consentito di confermare che la trattativa c’è stata ed era parte di un progetto più ampio. Nel servizio l’oligarca russo Konstantin Malofeev, proprietario del fondo Marshall Capital, dice di aver saputo da Savoini che si è incontrato con uomini russi e di aver parlato con loro di compravendita di petrolio.

In audio registrati durante l’incontro del Metropol, pubblicati da BuzzFeed e anticipati nei contenuti dall’Espresso, e poi ripresi da Report, Savoini diceva: “Il prossimo maggio ci saranno le elezioni europee. Vogliamo cambiare l’Europa. Una nuova Europa. Una nuova Europa deve essere vicina alla Russia come prima. Salvini è il primo uomo che può cambiare l’Europa”.

Commissione parlamentare. La vicenda della presunta trattativa su fondi russi alla Lega è inevitabilmente finita al centro del dibattito politico. I due principali partiti di maggioranza, Pd e M5S, stanno valutando in questi giorni anche la possibilità di istituire una commissione parlamentare per far luce sul caso Moscopoli.

Domande a Salvini. Sia i media che il mondo della politica chiedono a Salvini chiarimenti sul ruolo di Savoini, che avrebbe trattato a Mosca per favorire la Lega, e sul rapporto del segretario con il suo ex portavoce. Matteo Renzi, ad esempio, nel corso del confronto televisivo con il leader del Carroccio a Porta a Porta, ha affermato: “Non capisco perché Salvini non querela Savoini”.

Il Movimento 5 Stelle dal suo blog ha lanciato quattro domande per il segretario leghista: “Perché – è il primo quesito – Salvini aveva fatto credere quasi di non conoscere Savoini nonostante fosse il suo ex portavoce, avesse partecipato a moltissimi convegni della Lega, ci fossero numerose foto e video che li ritraggono insieme e che fossero amici da 30 anni?”.

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo la sua audizione al Copasir sul caso Russiagate, in conferenza stampa ha dichiarato: “‘Salvini dovrebbe chiarire che ci faceva con
Savoini con le massime autorità russe, il ministro dell’Interno, il responsabile dell’intelligence russa. Dovrebbe chiarirlo a noi e agli elettori leghisti”.

L’hashtag #salvinirispondi è diventato tendenza sui social network.

Protesta del Rai. L’inchiesta di Report su Moscopoli ha scatenato anche una protesta del Cda Rai. I consiglieri di maggioranza hanno accusato la trasmissione di violare le norme sulla par condicio, a pochi giorni dalle elezioni regionali in Umbria. Roberto Fico, presidente della Camera ed ex presidente della commissione di Vigilanza Rai, ha affermato che la protesta “non ha senso”. “La par condicio prima di un’elezione regionale non ha nulla a che vedere con una trasmissione come Report”, ha dichiarato in un’intervista.

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